Tregua a Gaza per salvare gli arsenali: i timore dei generali in caso di guerra contro Hezbollah

Gli alti ufficali delle Idf vorrebbero una pausa nei combattimenti per permettere alle forze armate di recuperare energie in vista di un conflitto con Hezbollah e garantire la liberazione dei 120 rapiti ancora prigionieri nella Striscia

Tregua a Gaza per salvare gli arsenali: i timore dei generali in caso di guerra contro Hezbollah
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La frattura tra la leadership politica e i generali israeliani sembra essere sempre più profonda. Stando a quanto riportato dal New York Times, gli alti ufficiali delle Idf vorrebbero un cessate il fuoco a Gaza, anche se questo vorrebbe dire lasciare per il momento il potere ancora nelle mani di Hamas.

Secondo quanto riferito dal quotidiano americano, i vertici dell’esercito ebraico sarebbero convinti del fatto che una tregua sia il modo migliore per ottenere la liberazione dei 120 ostaggi ancora nelle mani dei terroristi palestinesi. Pare, inoltre, che essi ritengano necessaria una pausa nei combattimenti per permettere alle forze armate di recuperare energie e rimpinguare i propri arsenali nel caso di una guerra su vasta scala contro gli Hezbollah. “Credono di poter sempre tornare indietro e combattere Hamas in futuro”, ha commentato Eyal Hulata, ex consigliere per la Sicurezza nazionale israeliana. “E capiscono anche che una tregua rende più probabile una de-escalation in Libano”.

Non è chiaro se gli alti gradi militari abbiano espresso le loro posizioni direttamente al primo ministro Benjamin Netanyahu, ma dopo quasi nove mesi di conflitto sembra sempre più evidente la necessità di un cambio di strategia. Stando a quanto dichiarato da diversi ufficiali, sempre meno riservisti si stanno presentando per il servizio militare e vi è una crescente diffidenza nei confronti della leadership dell’esercito. A questo, si aggiungono i 319 soldati morti dall’inizio dell’invasione di Gaza, gli oltre 4mila feriti e un quantitativo sconosciuto di vittime di sindrome da stress post-traumatico.

Fonti delle Idf hanno anche riferito che le scorte di proiettili per carri armati e artiglieria stanno diminuendo, così come quelle di pezzi di ricambio per bulldozer e veicoli blindati. Eyal Hulata ha comunque assicurato che l’esercito di Tel Aviv ha munizioni e personale a sufficienza per combattere una guerra contro gli Hezbollah. “Se finiremo trascinati in un conflitto più grande, abbiamo abbastanza risorse e uomini”, ha dichiarato. “Ma vorremmo farlo nelle migliori condizioni possibili. E al momento non ci sono le condizioni migliori”.

Nel pomeriggio, il premier israeliano ha replicato alle rivelazioni del New York Times, sottolineando Israele non porrà fine al conflitto a Gaza prima del raggiungimento dei suoi obiettivi. "Fonti anonime hanno riferito al Nyt che Israele sarebbe pronto a porre fine alla guerra prima del raggiungimento di tutti gli obiettivi", ha scritto Netanyahu su X. "Non so chi siano queste fonti anonime, ma io sono qui per chiarire in modo inequivocabile che questo non accadrà. La guerra finirà quando Israele avrà raggiunto tutti gli obiettivi, compresi la distruzione di Hamas e il rilascio di tutti i nostri ostaggi. Il governo ha dato istruzioni alle Idf affinché raggiungano questi obiettivi di guerra e le Idf hanno tutti i mezzi per farlo"

A questo punto, la decisione su come proseguire è nelle mani di Netanyahu. Il premier non ha ancora presentato un piano concreto per il dopoguerra e non si è pubblicamente schierato né per l’occupazione di Gaza, né per il passaggio della Striscia nelle mani di un’autorità palestinese alternativa ad Hamas e all’Anp.

Il timore dei militari è che le Idf rimangano impelagate in una “guerra infinita” contro i rimasugli dell’organizzazione terroristica che, sebbene abbia subito pesanti perdite, resta ancora attiva in numerose zone dell’exclave. Un’incertezza sul futuro, questa, che rischia di spaccare Israele in uno dei momenti più difficili della sua storia.

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