Nell’aprile 2022, a poche settimane dall’inizio della guerra, i negoziatori russi e ucraini avevano stilato un piano di pace. Un documento di 17 pagine, che il Wall Street Journal ha visionato per intero, in cui viene ribadito l’obiettivo ultimo di Vladimir Putin: trasformare il Paese invaso in uno Stato neutrale permanentemente vulnerabile alle aggressioni della Federazione.
Nella bozza dell’accordo, oltre a questo punto fondamentale, era compreso anche il divieto per Kiev di ricostruire il proprio esercito con l’aiuto dell’Occidente e la permanenza della Crimea sotto il dominio di Mosca. Il Cremlino, inoltre, aveva stilato una serie di limitazioni riguardo alle forze armate ucraine, a partire dal numero di soldati e carri armati, fino ad arrivare alla gittata massima dei missili a sua disposizione. La lingua russa, inoltre, avrebbe dovuto essere equiparata a quella locale. Nessuna menzione era stata fatta ai territori del Donbass governati dai separatisti di Donetsk e di Lugansk, la cui sorte avrebbe dovuto essere discussa separatamente.
I negoziatori si sono trovati subito in disaccordo, in particolare per quanto riguarda le forze armate. Mosca, infatti, pretendeva che Kiev schierasse un massimo di 85mila soldati, 342 tank e 519 pezzi d’artiglieria. Di contro, gli ucraini hanno proposto 250mila uomini, 800 carri armati e 1900 cannoni. La clausola sulla lingua, inoltre, è stata respinta. La Russia ha anche proposto come garanti dell’accordo sé stessa, gli Stati Uniti, la Cina e la Francia, con la responsabilità di difendere il Paese in caso di violazione del trattato. Il Cremlino voleva aggiungere anche la Bielorussia, mentre l’Ucraina ha ipotizzato la Turchia. Un altro punto di scontro, questo, non risolto, a cui si è aggiunta la richiesta di Kiev, negata dalla Russia, di dare ai garanti il potere di creare una no-fly zone e di rifornirla di armi in caso di attacco. I negoziatori del Paese invaso, inoltre, si sono rifiutati di discutere la richiesta di Mosca di ritirare le accuse di crimini di guerra presentate alla Corte internazionale dell’Aja.
Il documento è stato discusso prima in Bielorussia, poi in Turchia e infine via Zoom, ma il dialogo è definitamente cessato nel giugno 2022. In quei mesi, l’esercito di Putin ha fallito nel suo tentativo di conquistare Kiev, la situazione dell’Ucraina sul campo di battaglia è migliorata e gli aiuti militari occidentali hanno iniziato ad arrivare numerosi.
L’accordo, dunque, per quanto presentasse concessioni ampie da entrambe le parti, non era più accettabile per Volodymyr Zelensky, che ha chiuso a qualsiasi possibilità di trattive fintanto che Putin resterà al governo della Federazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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