Uccisa Jamila al-Shanti: chi era la "vedova nera" di Hamas

La donna è stata la prima ad essere eletta nell'ufficio politico dell'organizzazione terroristica. Nata a Gaza, ha passato tutta la sua vita tra le fila di Hamas

Uccisa Jamila al-Shanti: chi era la "vedova nera" di Hamas
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L’esercito israeliano ha ucciso in un raid aereo su Gaza Jamila al-Shanti, la prima donna a essere eletta nell’ufficio politico dell’organizzazione terroristica palestinese e vedova del suo cofondatore, Abdel Aziz al-Rantissi, eliminato da Israele nel 2004. La morte della “vedova nera di Hamas” è un grande successo per la “strategia della decapitazione” delle Idf, che punta all’uccisione delle alte sfere del movimento islamico.

Anche il Consiglio legislativo palestinese ha confermato la sua uccisione, sottolineando in un posto su Facebook che la donna ha trascorso una vita dedicata alla “causa palestinese” e che ha avuto “un ruolo importante e notevole nel lavoro parlamentare, educativo, politico, di difesa ed educativo”.

Nata nel 1955 nel campo profughi di Jabalia, ha conseguito un dottorato di ricerca in lingua inglese e ha lavorato come docente nell’Università islamica di Gaza, l’ateneo distrutto dai bombardamenti israeliani che veniva utilizzato come centro di addestramento e produzione di armi. Nel corso degli anni passati tra le fila del movimento terroristico, Jamila ha vissuto nella Striscia e in Cisgiordania, oltre a trascorrere un periodo nelle carceri dello Stato ebraico.

Ha praticamente fondato il movimento femminile di Hamas e la sua carriera nell’organizzazione era vista in modo positivo dai vecchi leader. L’anziano dirigente Suheil al-Hindi aveva sottolineato che “il nostro movimento rispetta le donne palestinesi, la loro lotta, il loro eroismo e i loro sacrifici”. Dopo la sua elezione nel 2021, Jamila al-Shanti ha rilasciato un’intervista, in cui ha dichiarato che le donne non sono state “finora ufficialmente nella direzione politica di Hamas, ma abbiamo spesso partecipato all’organizzazione e alla presa di decisioni. Essere direttamente partecipi dell’attuale leadership nel prendere decisioni è un bel cambiamento, perché dimostra che le donne hanno identità e potere sulla scena politica palestinese”.

Jamila al-Shanti è solo l’ultima di una serie di leader di Hamas eliminati da Israele dall’inizio del conflitto. Fino ad ora, la rappresaglia di Tel Aviv ha raggiunto bersagli di alto profilo come Ali Qadi, il capo dell’unità speciale “Nukhba”, il coordinatore degli attacchi a due kibbutz Bilal al-Kedra, il responsabile della Sicurezza nazionale Jihad Muheisen e il leader dell’intelligence Khan Younis.

L’obiettivo numero uno di Israele è Yahya Sinwar, l’uomo al vertice del movimento terroristico. L’altro grande ricercato è il comandante delle brigate al-Qassam Mohammed Deif, il “fantasma” sfuggito già a una mezza di tentativi di eliminazione.

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