Dall'Africa ai servizi segreti: le ultime, drammatiche ore del capo della Wagner

Il Wall Street Journal rivela gli ultimi incontri internazionali prima dell'uccisione del comandante della Wagner

Dall'Africa ai servizi segreti: le ultime, drammatiche ore del capo della Wagner
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Evgenij Prigozhin non sapeva di avere ancora poche ore di vita davanti a sé. O forse lo immaginava e non se ne curava. Il possibile sprezzo del pericolo imminente emerge dal resoconto esclusivo del Wall Street Journal sulle ultime ore del capo del gruppo Wagner. Secondo le rivelazioni del quotidiano americano, il venerdì prima dell’esplosione in volo in cui è rimasto ucciso l’ex cuoco di Vladimir Putin era cominciato quello che sarebbe stato l’ultimo tour di Prigozhin nel continente africano. La sua prima tappa è stata Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, dove è stato ricevuto dal presidente Faustin-Archange Touadera. Scopo della missione era rassicurare il leader del Paese che il suo fallito ammutinamento non avrebbe impedito l’arrivo di nuovi combattenti e investimenti strategici.

Il giorno dopo, sempre nella capitale centrafricana, l'uomo su cui stava per abbattersi la vendetta di Putin ha incontrato una delegazione composta da cinque comandanti delle Forze di supporto rapido del Sudan, un gruppo armato supportato dalla Wagner e in guerra con il proprio governo. Ai militari che hanno portato in dono barre d’oro come ringraziamento per il sostegno fornito dai mercenari russi Prigozhin avrebbe detto di averne bisogno di un quantitativo maggiore. Il giorno prima della sua morte, il capo della Wagner si era poi recato per una breve visita a Bamako nel Mali, altro stato sotto l’influenza dei paramilitari russi. È qui che avrebbe girato il suo ultimo video in cui, in tenuta d’assalto, prometteva di “rendere la Russia ancora più grande e l’Africa ancora più libera”.

L’impegno di Prigozhin nel continente africano, in Medio Oriente e nell’Europa dell’est è andato crescendo a seguito del fallimento della marcia su Mosca che aveva messo in pericolo la sua stessa esistenza oltre a quella della sua organizzazione. “Non ci ritiriamo. Siamo pronti ad andare oltre e ad aumentare i nostri contingenti” aveva dichiarato a luglio in un’intervista ad un canale televisivo del Camerun. Dietro questa spavalderia si nascondeva però il timore che le sue attività e la sua organizzazione stessero per passare sotto il controllo dell’esercito russo.

Negli ultimi anni Prigozhin si era abituato a vivere in uno stato di allerta continuo camuffandosi spesso da combattente arabo e spostandosi con passaporti falsi a bordo di aerei che spegnevano i transponder per evitare di essere localizzati. L’uomo accusato anche di aver interferito nelle elezioni presidenziali americane del 2016 concludeva accordi sulle piste di atterraggio in caso fosse stato necessario abbandonare rapidamente l’area e pubblicava audio o messaggi sui social in luoghi difficili da individuare. In un video rilasciato mercoledì su un canale Telegram e di cui non si conosce la data di registrazione, l’ex cuoco di Putin affermava beffardo “andremo tutti all’inferno ma lì saremo i migliori”.

Il comandante della Wagner avvertiva il fiato sul collo del Gru, il servizio segreto militare di Mosca, pronto a subentrare attraverso altre compagnie mercenarie negli affari di un’organizzazione che dalle operazioni paramilitari si era espansa ai settori della finanza, dell’edilizia, della logistica e dell’estrazione delle risorse naturali. Che il cerchio si stesse stringendo attorno all’ormai ex alleato di Putin lo dimostra l’arrivo in Libia di una delegazione del ministero della difesa russo appena 24 ore prima della sua morte. L’atto di forza di Prigozhin aveva spaventato il generale Haftar, il signore della guerra che aveva affidato ai paramilitari russi la sicurezza del territorio e dei giacimenti petroliferi. Il generale libico temeva infatti che la Wagner potesse ritentare in futuro a Benghazi il colpo di mano fallito in Russia. Secondo fonti riportate dal quotidiano economico americano, gli uomini di Mosca hanno chiarito che da adesso in poi la partnership tra loro si avvia ad essere quella tra due eserciti “regolari”.

Per il Cremlino l’onta subita con la ribellione di Prigozhin ha reso necessaria l’estromissione della Wagner dalla rete di accordi internazionali firmati e l’eliminazione fisica del suo

fondatore. A più di un anno e mezzo dall’inizio della guerra d’aggressione contro l’Ucraina Putin ha così dimostrato, ancora una volta, come non ci sia spazio alcuno, né in patria né all’estero, per il dissenso.

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