"Siamo in 25.000 e siamo pronti a morire per il popolo russo". C'è chi li definiva la "legione fantasma di Putin" e chi, più tecnicamente, una società militare privata dotata di strettissimi rapporti con gli apparati di sicurezza russi, a partire dall'intelligence. Hanno combattuto fino a pochi giorni fa in Ucraina, al fianco delle forze del Cremlino, conseguendo anche diversi successi sul campo, compresa la conquista della città di Bakhmut. Adesso il gruppo Wagner, in primis il fondatore Yevgeny Prigozhin, minaccia di rovesciare la leadership militare russa. Quanto rischia la Russia? Il suo futuro è davvero in bilico?
La forza del gruppo Wagner
È difficile soppesare la potenza incarnata dalla Wagner, e soprattutto se questa possa rappresentare una reale minaccia per il Cremlino. Per quanto riguarda le dimensioni, lo scorso gennaio gli Stati Uniti stimavano che il gruppo potesse contare su circa 50.000 uomini in Ucraina, tra mercenari puti (10.000) ed ex detenuti reclutati nelle carceri russe (40.000). Considerando che il conflitto ucraino ha prosciugato, almeno in parte, il bacino militare dell'organizzazione, Prigozhin ha parlato di un contributo di 25.000 soldati pronti a ristabilire l'ordine in Russia.
La Wagner controlla armi ed equipaggiamenti militari presumibilmente ricevute dalle forze armate russe, in aggiunta agli armamenti ottenuti mediante traffici paralleli. Sempre a gennaio, gli Stati Uniti hanno rilasciato immagini satellitari con presunti vagoni ferroviari russi in transito dalla Russia alla Corea del Nord, in un viaggio di andata e ritorno. Per Washington si sarebbe trattato della prova di una consegna nordcoreana di razzi e missili all’indirizzo proprio della Wagner.
Il giallo delle armi (e delle munizioni)
Sulla carta, dunque, il gruppo Wagner non può essere ignorato o preso alla leggera. A maggior ragione se Prigozhin dovesse riuscire ad ottenere il supporto di una parte consistente dell'esercito russo. Allo stesso tempo, tuttavia, bisogna anche ricordare che, soltanto poche settimane fa, il capo dell'organizzazione di mercenari si lamentava delle troppe perdite rimediate in Ucraina e delle poche armi e munizioni fin lì ricevute da Mosca. Unendo i punti, insomma, ci si potrebbe chiedere come possa un gruppo con scarse munizioni e uomini limitati rappresentare una minaccia per la Difesa russa.
Certo è che sia Prigozhin che Vladimir Putin hanno fatto i loro calcoli. Il primo, dopo aver superato ogni linea rossa possibile ed esser entrato a Rostov, sa di non poter fallire nel suo intento, qualunque esso sia. Pena: l'eliminazione fisica, per altro già anticipata dal procedimento penale per appelli alla ribellione armata sollevato contro di lui dall'Fsb. Dall'altro lato se, come detto, i servizi russi si sono così espressi contro Prigozhin, allora significa che anche Putin ha avallato la scelta. Consapevole anch'egli dei rischi, ma evidentemente convinto di poter aggiustare la situazione.
Il vero nemico di Prigozhin
Vale infine la pena chiedersi quale sia il reale nemico di Prigozhin. Per caso Putin in persona, una parte del governo russo o, ancora, soltanto il ministero della Difesa, nello specifico il ministro Sergej Shoigu e il capo di Stato Maggiore Valerij Gerasimov?
Il capo della Wagner ha intanto ripetuto di prendere tutte le misure necessarie per rovesciare la leadership militare russa, sostenendo che le sue truppe sono pronte a marciare su Mosca se questi ultimi, Shoigu e Gerasimov, non accetteranno di incontrarlo. "Siamo arrivati qui, vogliamo vedere il capo di Stato Maggiore e Shoigu. Se non vengono, bloccheremo la città di Rostov e ci dirigeremo verso Mosca", ha detto in un messaggio audio da Rostov, affermato che Gerasimov è fuggito.
Il ministero della Difesa ha a sua volta mandato un messaggio: "Facciamo appello ai combattenti delle squadre d'assalto Wagner: siete stati ingannati nell'avventura criminale di Prigozhin e nella partecipazione a una ribellione armata.
Molti dei vostri compagni di diverse squadre si sono già resi conto del loro errore chiedendo aiuto per garantire la possibilità di tornare in sicurezza ai loro punti di schieramento permanenti". Lo scenario è sempre più delicato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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