Gli Usa: "Sapeva della rivolta". E Surovikin finisce in arresto: Putin perde un altro vincente

Il Nyt: "Armageddon conosceva i piani di Prigozhin". Fuori gioco gli unici che hanno portato risultati

Gli Usa: "Sapeva della rivolta". E Surovikin finisce in arresto: Putin perde un altro vincente
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Se la Wagner di Yevgeny Prigozhin è la sola unità militare russa a vantare una serie di vittorie sui fronti del Donbass, Sergei Surovikin, alias generale Armageddon, è l’unico fra i comandanti dell’Operazione Speciale ad aver dimostrato una visione strategica e una capacità di prevedere gli sviluppi bellici. Queste capacità rischiano, però, di rivoltarglisi contro e farlo finire nella lista nera degli alleati di Prigozhin. Una lista nera che potrebbe aver già portato al suo arresto, stando ad alcune voci circolate ieri a Mosca e a quanto riportato dal «Moscow times» che ieri citava due fonti vicine al ministero della Difesa. Ma partiamo dalle poche certezze.

I primi a disegnare un punto interrogativo sulla testa del generale, ipotizzando un suo ruolo nella rivolta dei mercenari di Prigozhin, sono gli 007 americani. Le prime soffiate, rilanciate ieri dal New York Times, fanno capire che il generale «conosceva in anticipo i piani della ribellione di Prigozhin contro i vertici militari russi». La stessa fonte precisa però che l’intelligence Usa «sta ancora cercando di capire se l’ex comandante delle operazioni in Ucraina abbia collaborato con Prigozhin». Ma fin qui siamo al segreto di Pulcinella. Per capirlo basta spulciare i canali Telegram e riguardare il discorso di venerdì sera con cui Surovikin, in divisa e armato di mitraglietta, invita le truppe russe a mantenere le proprie posizioni e a non unirsi alla rivolta. «Vi invito a fermarvi, il nemico - ripete il generale evidentemente consapevole di quanto sta accadendo - aspetta solo di veder peggiorare la situazione politica del Paese». Quelle sue parole più che un incitamento alla rivolta, sembrano un invito a fermarla. E, del resto, visti i precedenti legami tra Prigozhin e il generale, anche immaginare che Surovikin potesse conoscere le mosse non sarebbe poi così sorprendente. Vicino alla Wagner fin da quando guidava il contingente russo in Siria, Surovikin era stato nominato comandante delle operazioni in Ucraina a ottobre, subito dopo le controffensive ucraine a Kharkiv e Lyman. Fresco di nomina non aveva esitato a rispondere con un secco «niet» a quanti da Cremlino e ministero della Difesa pretendevano un’immediata risposta.

Un’operazione impossibile per un esercito russo forte, allora, di appena 150mila uomini disseminati su oltre mille chilometri di linee. Forte delle sue ragioni Surovikin aveva preteso, invece, la mobilitazione di 300mila uomini, le risorse per la costruzione di solide linee difensive, la ritirata da una Kherson ormai impossibile da tenere e la moltiplicazione degli attacchi alle infrastrutture strategiche ucraine inspiegabilmente risparmiate, fino ad allora, dai missili russi. Il tutto mentre affidava a Prigozhin il compito di tener impegnati gli ucraini sul fronte di Bakhmut. Ma quei meriti, da cui dipende oggi la tenuta del fronte russo, non son bastati a evitare che a gennaio Putin accettasse la sua rimozione e trasferisse il comando dell’Operazione Speciale nelle mani del Capo di Stato maggiore Valery Gerasimov.

Certo a moltiplicare i sospetti sul generale c’è l’aggravante di esser rimasto il referente della Wagner all’interno della Difesa. Però tra questo e sostenere che abbia approvato la rivolta ce ne passa. Alla fine, però, indicarlo come il complice o la talpa della fallita insurrezione potrebbe far comodo sia all’intelligence Usa sia agli attuali vertici della difesa russa. Inserendolo nella lista dei cospiratori gli 007 Usa potrebbero ottenere la delegittimazione, con conseguente messa fuori gioco, dell’unico generale russo dimostratosi all’altezza dei propri compiti.

Shoigu, Gerasimov e tutti coloro che sul versante russo vedono in Surovikin un pericolo per la propria carriera potrebbero, al contrario, esser ben felici di accettare i suggerimenti d’oltreoceano e liberarsi così non solo di Prigozhin, ma anche dell’ingombrante generale Armageddon.

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