ilGiornale, 40 anni contro il coro. Oggi in edicola l'inserto speciale

La nostra storia in 40 anni di prime pagine. Un commoven­te tuffo nel passato, soprattutto per chi della straordinaria av­ventura che abbiamo vissuto è stato partecipe e testimone

ilGiornale, 40 anni contro il coro. Oggi in edicola l'inserto speciale

La nostra storia in 40 anni di prime pagine. Un commoven­te tuffo nel passato, soprattutto per chi della straordinaria av­ventura che abbiamo vissuto è stato partecipe e testimone

Le tre piaghe della giustizia

La giustizia italiana vicina alla paralisi, è minata da tre diverse malattie, tutte gravi e tutte difficilmente curabili. Soffre delle disfunzioni e degli acciacchi che affliggono l’amministrazione pubblica. È insidiata dalla politicizzazione che si traduce in disunione e in scarsa credibilità dei magistrati. Porta il senso sempre meno sopportabile, con il mutare della società, dell’antico accademismo, di un formalismo lento, puntiglioso e, per l’uomo della strada, incomprensibile... Le correnti della magistratura tendono a diventare il riverbero settoriale di ben individuabili partiti. Le polemiche che corrono tra l’una e l’altra corrente sono, ancora più aspre di quelle che che si sviluppano in Parlamento. I magistrati più esposti e più impegnati agiscono con la claque , o con i fischi. Vi sono magistrati che non esitano ad associarsi alle tesi degli extraparlamentari dimostrando una strana disinvoltura nell’essere ribelli allo Stato e stipendiati dallo Stato. È certo che il conformismo opaco di taluni anziani giudici appariva sordo alla voce dei tempi nuovi, ma è altrettanto certo che talune sentenze dei tanto osannati pretori d’assalto - e ve ne sono di assai degni, intendiamoci - hanno il tono di manifesti rivoluzionari, più che di apprezzamenti imparziali. Il cittadino che sia coinvolto in un giudizio con addentellati politici o parapolitici - e il loro numero si è oggi ingigantito, perché questo sottofondo è rintracciabile anche nella vasta casistica dei rapporti sociali - ha il legittimo sospetto che avrà ragione o torto secondo che il suo pretore sia d’assalto o di retrovia...
Mario Cervi -25 giugno 1974

Guido Piovene, il primo cavaliere

Quando decidemmo di mettere Piovene al corrente della nostra idea di fare un giornale, non avevamo nessuna speranza ch'egli vi aderisse. Dal giornalismo militante Piovene aveva sempre mantenuto le distanze, limitandosi a impartirne di quando in quando alte lezioni, nelle quali tuttavia affiorava sempre la sua vera natura di narratore-saggista. Anche il suo temperamento al giornalismo lo vocava poco. Gran signore veneto, aveva la stoffa del gaudente nel senso più squisito e raffinato, settecentesco, della parola. Amava il lusso discreto, i bei quadri, i buoni libri, la buona mensa, la conversazione di qualità... Già da un paio d'anni Guido era insidiato da una malattia progressiva, senza speranza di guarigione, che gli divorava lentamente i muscoli paralizzandoli. Non ne faceva mai parola con nessuno... la nostra sorpresa fu perciò grande quando, avendolo informato dei nostri progetti per puro atto di riguardo, egli non solo ne volle essere compartecipe ma accettò di slancio la carica di Presidente della nostra società di redattori... «Arrivati a una certa età - disse pressappoco - ci si accorge che una sola cosa conta, e che per quella sola val la pena di vivere e di battersi: la verità»... ecco cos'era stato per Piovene, questo giornale: l'occasione di un impegno civile nel nome della verità contro tutti i conformismi e i loro ricatti, al quale egli era stato fin allora piuttosto renitente. Non ne aveva bisogno. Le sue qualità di artista bastavano ad esentarlo da certe responsabilità. Volle assumersele. E morire, lui che lo aveva sempre evaso, «in servizio»
Indro Montanelli - 13 novembre 1974

E pensare che volevano battezzarlo «La Posta»...

Due o tre sere prima che uscisse il quoti­diano, Montanelli venne a cena da me, e si portò dietro qualche pagina di prova. Guar­dai attentamente poi risposi che, grafica­mente, facevano pena. Ma come si chia­ma, quale è la testata? Si chiamerà, rispose Indro, « La Posta ». Cascai dalla sedia. Senti direttore, dissi, mi dai tempo fina a domatti­na? Ti chiamo e ti dico il nome giusto. Chia­mai alle otto: secondo me deve chiamarsi «Il Giornale» . Montanelli mi chiese mez­z’ora di tempo per telefonare a Piovene e a Bettiza e quando richiamò disse: hai vinto. Ero così felice che, qualche ora dopo, do­vendo parlare di diritti d’autore con Erich Linder, famoso agente letterario, gli rac­contai tutto. Linder disse: dare il nome a una testata ha un valore. Quanto le hanno dato? Rimasi zitto e Linder concluse: lei ha fatto il peggior affare della sua vita.
GiorgioSoavi - 18 aprile 1998

Il Watergate condanna Nixon all’impeachment

Con le dimissioni del presidente Nixon, provocate dall’implacabile procedura dell’ impeachment , l’America sta consumando il primo «regicidio legale» nella sua storia. Colui che a Washington veniva chia­mato King Richard è ormai in coma. Lalottaperlasopravvivenzaècessa­ta. Solo di fronte a un meccanismo costituzionale inesorabile, abban­donatoanchedagliultimisostenito­ri del suo stesso partito, Nixon ha speso nelle ultime sessanta ore tut­tel­esueenergiedigiocatoreneltrat­tare una resa onorevole, o meglio una morte pietosa. Una delle più tenaci e audaci carrie­re politiche contemporanee finisce in un’atmosfera di dramma interno e di sconcerto mondiale, troncata al­l’apice di un successo senza prece­denti nella politica estera america­na dal 1945aoggi. Il momento è gra­ve per l’America e per il mondo... lo scandalo del Watergate resta, og­gettivamente, un ciotolo trasforma­to in valanga.
Enzo Bettiza - 9 agosto 1974

La lettera; "Il prezzo che si paga per avere successo"

Gentile direttore, sono una lettrice attenta ed entusiasta del «Giornale» e sto constatando con un certo stupore che il «nostro» quotidiano è costantemente nascosto o relegato in posizioni non accessibili al pubblico nelle edicole di Rosolina Mare (Rosapineta - Ro- ), dove sto trascorrendo le vacanze. Le motivazioni addotte dagli edicolanti mi sono parse confuse e non convincenti quindi mi rivolgo a lei al fine di appurare se si tratta di un piccolo e trascurabile fenomeno locale o malcelato (non immagino da che parte proveniente) tentativo di boicottaggio di un quotidiano che deve solo diffondersi per una lettura obiettiva. Con l’occasione le esprimo il mio grazie e quindi niente rampogne come lei dice a causa delle rinunce a cui ogni lettore del «Giornale» deve sottoporsi. La contropartita è talmente importante che varrebbe rinunce anche più grandi
Cesara Bazzoni Melzo

Il numero: 400 mld

Anche nel 1974 lo Stato non pagava i debiti: «Si stima che le imprese esportatrici abbiano in complesso crediti verso lo Stato di almeno 400 miliardi risalenti al 1972 e anche agli anni precedenti. Nel bilancio dello Stato del 1974 lo stanziamento per i rimborsi è di 40 miliardi. I creditori dovranno aspettare altri 10 anni? Un fatto incredibile ma vero: nel bilancio dello Stato del 1974 non vi è stanziamento per alcun rimborso (a 18 mesi ormai dall’entrata in vigore dell’Iva) e solo a fine giugno il ministro delle Finanze ha richiesto al ministero del Tesoro la istituzione del fondo con una dotazione di soli 200 miliardi assolutamente al di sotto dei crediti maturati (più di 400 miliardi). Quando sarà effettuato questo stanziamento? I più ottimisti dicono a settembre...
10 luglio 1974

Che fine hanno fatto?

Il 28 settembre 1974 a Sorrento Enzo Maiorca scende in apnea a 87 metri, e fa suo il record del mondo diventando popolarissimo. Alla vigilia scrive per «Il Giornale» «Pur essendo siciliano mi sono sempre sforzato di non essere superstizioso stavolta però sono anch’io perplesso davanti a quanto sta succedendo.C’è quasi da credere che una forza avversa si voglia frapporre tre me e questi novanta metri che a volte mi sembrano irraggiungibili.

Non intendo rinunciare anche per riproporre il problema del mare di Siracusa, una volta splendido e ora ridotto a un misero brodo di cicoria. C’è un mare che muore e nessuno vuole muovere un dito. Salvate Venezia ma dateci una mano per salvare il nostro mare»

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