"Ho capito subito che non ci sarebbe stata partita"

Prandelli: "Non dimentichiamo da dove arrivavamo". Poi ammette: "Troppo stanchi"

"Ho capito subito che non ci sarebbe stata partita"

Abbracciava e stringeva le mani a tutti i suoi ragazzi, ma non come se l’era immaginato. Poteva pensare di farlo qualunque fosse stato il risulta­to ma quattro sono tanta roba, una le­gnata pesante. Alla nazionale non succedeva dagli Anni Cinquanta, c’è poco da farsi i complimenti.

Cesare Prandelli adesso infila nuo­vamente i panni scomodi di chi deve salvare per forza qualcosa ma per far­lo deve voltarsi, ieri sera un disastro: «È stato comunque un torneo straor­dinario ». È deluso, lo sarebbe chiun­que, cerca un’espressione convin­cente e trova una via di fuga: «Ho capi­to subito che non avevamo recupera­to, non c’era freschezza e contro una squadra come la Spagna non c’è parti­ta. Poi è arrivato il loro gol e a quel pun­to tutto è diventato più difficile ». Pran­delli così banale nel commentare una partita non lo avevamo mai senti­to, non può essere questo l’osannato ct che ha portato l’Italia a una finale europea: «Ma è stato un torneo straor­dinario- ripete - , non posso fare altro che complimentarmi con tutti i ragaz­zi. Impostazione sbagliata? La nostra è una squadra generosa, purtroppo questa caratteristica ci ha fatto perde­re equilibrio, noi se non stiamo bene fisicamente, non riusciamo a espri­merci. Abbiamo capito subito che do­vevamo contenere perché eravamo molto stanchi. Gli infortuni? Sì, an­che quelli...

In dieci non c’è stata più partita». Domanda retorica: ma que­sto Europeo, è stato un successo? Prandelli non cambia espressione, cerca di capire se ci sia un tranello poi va via di getto: «Per me è stato un gran­dissimo europeo, non dobbiamo di­menticare da dove eravamo partiti. Nella partita d’esordio eravamo più freschi e la Spagna l’abbiamo ferma­ta, eravamo tutti al cento per cento, una situazione completamente diver­sa. Noi siamo tornati venerdì notte, troppo poco il tempo per recuperare, magari all’inizio del secondo tempo potevamo combinare qualcosa...». Adesso il ct sembra sia solo stanco, fargli altre domande è accanimento terapeutico. Ma dietro a una delusio­ne che avrebbe avuto ben altro sapo­re senza la goleada spagnola, Pran­delli ha in tasca il conto da presentare a federazione e club: «Dobbiamo cre­scere e dobbiamo arrivare a questi tornei con i tempi e i modi giusti. A questa squadra occorre dare più spa­zi­o se vogliamo che raggiunga certi li­velli ».

Sta per tagliare la corda? Niente af­fatto, Prandelli non è di questo giro, anzi carica: «Il mio futuro era già scrit­to prima ancora di questa partita. Qui c’è un progetto per far crescere que­sta nazionale e io ci sono dentro. Non prendiamo questa partita a esempio, eravamo contro una grandissima squadra,ribaltare una situazione dif­ficile c­ontro di loro era un’impresa an­cora più difficile. Hanno preso in ma­no il gioco, la partita l’hanno fatta lo­ro. Ma io qui ho iniziato un lavoro, quando ho detto certe cose... Doveva­te capire in quale contesto le avevo dette, in quale stato d’animo». Questo è il ct che ha ridato entusia­smo attorno alla nazionale arrivata a zero appeal o quasi, sicuramente osteggiata dai club, indifesa dalla fe­derazione. Questo è il ct che aveva confessato di aver visto precipitare negli ultimi mesi la qualità della sua vita.

Si era sentito un peso, chiedeva spazio e non riceveva neppure rispo­sta. E quando aveva immaginato il carro dei vincitori aveva avvisato che avrebbe guardato bene in faccia chi ci sarebbe salito.

Ma adesso la federa­zione ha il pretesto per farsi sentire, calendari, rapporti con i club, dispo­nibilità da rivedere, il 15 agosto c’è già l’amichevole con l’Inghilterra a Ber­na. Ma questa notte la testa gira male, sembra tutto molto ipocrita perché quattro sono tanta roba e viene voglia solo di pensare ad altro.

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