Alessandro Ruta
da Milano
Cè un ragazzo di 17 anni, Giuseppe Campanile, fra i testimoni oculari dellarrivo dellautobomba che ha devastato lhotel «Ghazala Gardens» ha Sharm el-Sheikh.
«Ho visto i fari di unauto avvicinarsi sempre di più, a tutta velocità. Mi venivano addosso e quando lauto ha sfondato la vetrata dellhotel mi sono buttato per terra», ha raccontato il ragazzo dicendo tra laltro di essersi salvato grazie a un metal detector che lo ha protetto dalle schegge della vetrata.
«Cè stato anche un lasso di tempo fra limpatto e lo scoppio, che mi ha consentito di scavalcare un muretto prima di sentire lesplosione. Ho solo una leggera ferita a una gamba».
Tanti altri come lui adesso si ritrovano impauriti e sgomenti davanti a questa tragedia che li ha, per fortuna, solo sfiorati. E sono diventati testimoni della carneficina.
Alessia Sala ha 18 anni. Al momento delle esplosioni si trovava nella sua camera dalbergo, in un villaggio distante due chilometri dal punto in cui è scoppiata la prima autobomba: «Avevo qualche linea di febbre e ho preferito rimanere nella mia stanza a riposarmi», racconta, «quando, intorno alla una, ho sentito distintamente un botto fortissimo. Talmente forte che i vetri hanno tremato. Sono andata alla finestra e nel giro di un quarto dora ho visto da lontano salire il fumo. Ben presto nellalbergo ha iniziato a girare la voce dellattacco terroristico. Ho acceso la televisione, sul «Tg5», e così poco più tardi ho capito che si trattava di un attentato».
Le amiche di Alessia, invece, si trovavano nella discoteca «Dolce vita», in mezzo al deserto: un luogo esotico e affascinante, di solito. Ieri notte, però, è diventato improvvisamente un posto da cui fuggire il più in fretta possibile. «Cerano quattromila ragazzi nel locale», ricorda Giulia, «e nessuno immaginava che potesse succedere una tragedia del genere. Alla una e mezzo, di colpo, il dj ha interrotto la musica. Cè stato un attimo di sbandamento generale, poi un animatore è venuto ad avvisarci che cerano state alcune esplosioni a Sharm. A quel punto, nonostante ci raccomandassero di stare calmi, molti si sono lasciati prendere dal panico e hanno iniziato a correre verso le uscite».
Antonietta è unaltra ragazza della compagnia di Alessia; anche lei, come Giulia, stava trascorrendo la serata al «Dolce vita», quando la notizia degli attentati ha raggiunto la discoteca.
«La cosa più sconvolgente è che sia mercoledì che giovedì sera eravamo proprio nella zona in cui sono avvenuti gli attentati. Per non parlare del vecchio bazar di Naama, una nostra meta fissa soprattutto per lo shopping. Siamo state davvero fortunate».
La paura è rimasta impressa anche nei ricordi dei responsabili dei villaggi e degli animatori turistici, come Davide: «Oggi (ieri, ndr) nessuno può uscire dal nostro villaggio-vacanze, cè tantissima polizia e le linee telefoniche sono intasate. Abbiamo sospeso ogni attività ricreativa, non sappiamo quando riprenderemo. È pazzesco, per prendere i pullman siamo sempre andati nel parcheggio dove è esplosa la terza autobomba».
Cè di più: secondo altre testimonianze, la seconda autobomba non avrebbe dovuto saltare in aria dove poi è esplosa. La polizia a un posto di blocco aveva fermato la macchina, dalla quale era uscito di corsa un uomo. Poi, in una manciata di secondi, la strage.
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