Statura lillipuziana, spirito di adattamento e perseveranza senza confini conditi da una discreta dose di astuzia e aggressività quando la situazione lo richiede. Solo così i cinesi giunti sotto la Madonnina («una valanga alimentata di continuo da nuovi arrivi» assicura il vice sindaco Riccardo De Corato) riescono da tempo a ricavarsi un giaciglio all’interno dell’impalcatura per i lavori di restauro dell’Arco della Pace. Ieri mattina la polizia municipale del nucleo Centro ha scoperto un vero e proprio dormitorio fatto di tende e sacchi a pelo dove 18 uomini dagli occhi a mandorla - tutti maggiorenni e senza fissa dimora, ben 13 privi di documenti - avevano ricavato il loro giaciglio notturno usando, ça va sans dire, a scrocco l’elettricità del cantiere dal secondo ponteggio perché dall’esterno l’unico visibile è il primo. I clandestini sono stati fotosegnalati, gli altri cinque identificati e lasciati andare.
«La Sovrintendenza deve capire che servono cesate alte almeno tre metri per mettere in sicurezza il cantiere - sottolinea De Corato -. E bisogna intervenire in fretta perché si rischia di danneggiare pesantemente un monumento storico milanese e dell’Italia intera».
«Che dire? Abbiamo anche un servizio di vigilanza notturno, ma non appena ce ne andiamo noi, tornano loro. E pensare che li abbiamo denunciati più volte!» ammette il soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici di Milano Alberto Artioli che, raggiunto telefonicamente, ci spiega che i lavori di restauro, durati in tutto una ventina d’anni, termineranno a fine aprile e, dopo un paio di settimane per togliere i ponteggi, il monumento verrà riconsegnato alla città.
L’Arco venne ideato da Luigi Cagnola nel 1807 per accogliere trionfalmente Napoleone in città. E i lavori dell’attuale Sovrintendenza vanno avanti, in realtà, da due anni e mezzo circa. «Abbiamo adoperato i finanziamenti di 700mila euro concessi dal ministero per i Beni culturali - spiega Artioli -. C’è molta gente che l’Arco della pace non se lo ricorda se non “impacchettato“? Beh, negli anni precedenti erano stati fatti dei cantieri poi smontati per lasciar posto ad altri e così via di seguito. Noi ci siamo trovati davanti a lavori vecchi di circa 15 anni. Quindi abbiamo dovuto uniformare il ponteggio, fare il restyling delle statue bronzee, applicare i sistemi antipiccione e rimuovere la piattaforma fatta costruire ai tempi del sindaco Paolo Pillitteri per l’associazione “Gli amici dell’Arco“ (l’ascensore per raggiungerla era già stato rimosso in precedenza, ndr)».
«Il resto dei lavori, in particolare l’impermeabilizzazione, li dovevamo concludere con gli altri 7-800mila euro provenienti dalle società di pubblicità - prosegue Artioli -. Purtroppo una di queste non ci ha pagato. E, tra azioni legali e altro, il cantiere è rimasto fermo, obbligandoci a far slittare la conclusione dei lavori dal 1° gennaio di quest’anno al 30 aprile. Così i cinesi finalmente non avranno più modo di ricavare giacigli tra i ponteggi o di prendere a bottigliate i vigili o gli uomini della security se provano a mandarli via. Perché sono aggressivi, sa?».
Anche il vice sindaco si augura che questa situazione si risolva in fretta. «È vero: non è la prima volta che vengono mandati via e tornano, imperterriti - conclude -.
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