I bambini rom del campo via Barzaghi sono composti, ben vestiti, scendono dallo scuolabus senza schiamazzare e si avviano lentamente verso le loro dimore, lasciando ciondolare gli zainetti colorati. Sembrano appartenere a un universo parallelo. Che non ha assistito ai disordini, alle auto bruciate e alle sassaiole di giovedì pomeriggio. Quando 150 zingari del campo, fomentati dal Comitato antirazzista, hanno dato sfogo alla rabbia della protesta per oltre unora e mezza, mettendo a dura prova polizia e carabinieri. Rom che restano tuttora sul piede di guerra, non voglio andarsene e minacciano di bruciare altre auto, di essere pronti ad altri scontri. Stamani intanto si preparano ancora a raggiungere Palazzo Marino per manifestare. E potrebbero essere ancora scintille.
«Non ci fermeranno - spiega Aron, un rom di 45 anni -. Il Comitato antirazzista ci sostiene e noi abbiamo una storia da difendere: apparteniamo al popolo vivente più antico dEuropa. Vogliono chiudere il campo? Bruceremo altre macchine, lanceremo altre bottiglie».
Tuttavia, mentre domani il Comitato antirazzista ha organizzato per le 15 unassemblea cittadina al campo rom di via Triboniano, anche le le istituzioni hanno annunciato che non si fermeranno. Ieri - dopo una serie di incontri in prefettura, prima con le associazioni del terzo settore, poi con lassessore alle Politiche Sociali Mariolina Moioli - il prefetto Gian Valerio Lombardi ha dichiarato che tutte le 600 persone che attualmente vivono a Triboniano dovranno lasciare il campo. E che poi toccherà a tutti gli altri campi, come stabilito con il ministro dellInterno Roberto Maroni. Nessun passo indietro.
E anche Matteo Salvini, capogruppo comunale ed europarlamentare della Lega Nord, recatosi nel pomeriggio in via Barzaghi, ha confermato che, nellinteresse di tutti, soprattutto dei milanesi ma anche di chi vive nelle baraccopoli, si andrà avanti con il piano Maroni.
«Vengo in pace - sono state ieri le prime parole di Salvini una volta davanti allinsediamento dei nomadi -. Credo che questi rom abbiano una responsabilità minima in quello che è successo giovedì. Dietro di loro, a fomentare una rivolta sociale completamente anacronistica, ci sono quelli del cosiddetto Comitato antirazzista. Che altri non sono che gli stessi che da anni, prima con il nome di Associazione 3 febbraio, cercano dimpedire alla Lega di lavorare per il bene di tutta la comunità. È la prima volta nella storia della Repubblica che Roma, grazie al ministro dellInterno Roberto Maroni, stanzia del denaro per Milano appositamente allo scopo di risolvere un problema che dura da ventanni come quello degli insediamenti rom. E, sempre per la prima volta, i nomadi possono provare a vivere civilmente e rispettare le regole. Gli alloggi? Non accettiamo discorsi da cambio merce, del tipo: Io lascio il campo se voi mi date la casa. Cè una lista di 20mila persone da rispettare».
Quando però Salvini entra con un gruppo di giornalisti e di poliziotti nel campo è costretto a tornare in fretta sui suoi passi. «Salvini, vattene: se tu vuoi bruciare noi, io brucio te!» gli grida un rom rosso in volto per lagitazione. Non è aria. E chissà se lo sarà mai. Intanto anche il vicesindaco Riccardo De Corato ha chiuso la porta a ogni possibile interlocuzione con i rom che si sono resi protagonisti dei disordini. «I rom sono ospiti di Milano e ospiti in Italia di campi pagati dai milanesi e dagli italiani - ha detto il vicesindaco -.
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