I cinesi per vincere i Giochi ingaggiano il dottor Maratona

È Gabriele Rosa, milanese, lo scopritore dei grandi keniani

Antonio Ruzzo

da Milano

Paul Tergat è una sfida vinta. La «sua» sfida, quella di quindici anni fa, quando arrivò in Kenya per spiegare alle «gazzelle» degli altipiani che correre sulle lunghe distanze non li avrebbe fatti diventare sterili, come raccontavano i vecchi dei villaggi, ma forse solo ricchi e famosi. Gabriele Rosa, il «dottor» maratona, adesso rilancia e fa scattare il cronometro per un'altra missione impossibile. La Federazione cinese di atletica lo ha voluto come consulente per insegnare agli atleti orientali come correre la maratona olimpica di Pechino e, se possibile, per spiegar loro come vincerla. Hanno puntato su di lui perché, in questo mondo che misura 42 km e 195metri, le voci girano e il lavoro fatto dal dottore e la sua équipe nei training camp ai tremila metri di Kap Sait è un trattato universitario della materia suggellato da una serie di risultati straordinari. Ora si ricomincia, si riparte da zero.
Da dove dottore?
«Da un progetto ovviamente. Che servirà per “testare” un centinaio di atleti da cui uscirà la squadra di maratona per la 42 chilometri olimpica di Pechino ma che servirà soprattutto per insegnare alla popolazione cinese a correre e a promuovere la corsa di lunga distanza».
Che ora non è molto popolare...
«No e credo sia soprattutto un problema culturale. Molti corrono sulle distanze corte ma sulle gare più impegnative c'è molta diffidenza, non sono preparati mentalmente. Va detto anche che nelle grandi città gli spazi per allenarsi sono davvero pochi e nelle campagne... beh lì la gente ha spesso problemi di sopravvivenza, cose più serie a cui pensare».
I cinesi come i keniani, nati per correre la maratona? «Ovviamente diversi. Ma se gli uomini degli altopiani possono contare su una dote genetica e su un tipo di alimentazione «sana» in origine in Cina c'è innanzitutto la possibilità di lavorare sui grandi numeri. Il potenziale umano è incredibile e anche fisicamente credo siano adatti: sono magri, hanno corporature medie e non sono granché muscolari. Tutte doti per chi vuol correre in maratona».
Tutto pronto, si parte?
«Cominciamo da Shanghai, puntiamo a creare un vero e proprio laboratorio olimpico. Con la realizzazione di un centro di medicina dello sport che farà da punto di riferimento per gli atleti ma anche per chi voglia più semplicemente avvicinarsi alla corsa».
Perché da Shanghai se la maratona olimpica si correrà a Pechino?
«Perché sono due città completamente diverse, due mondi. Pechino è rimasta attaccata alla sua Muraglia: è più chiusa e legata alla tradizione e allo Stato. Shanghai più "sperimentale", in grande sviluppo anche residenziale, pronta ad accogliere novità e privati. Le faccio un esempio per spiegarmi meglio. In tutte e due le città si corre già una maratona. Ma mentre quella di Shanghai è in forte espansione e dal 2007 con tutta probabilità verrà organizzata da noi e da un gruppo americano, quella di Pechino viene organizzata dalla Polizia che la gestisce pensando che sia essenzialmente un problema di ordine pubblico».
Per quanto riguarda le Olimpiadi a che punto sono?
«Pronti direi. Hanno fatto investimenti importanti e si sono mossi con i tempi giusti quindi non hanno problemi di strutture. Nonostante i ritmi lenti di cui si diceva prima va riconosciuta loro una cosa: quando sposano una causa ci si buttano con il cuore per sostenerla».
E per la maratona olimpica?
«Intanto hanno già fissato il percorso che ho visionato.

Partenza dalla storica piazza Tienanmen e arrivo nel nuovo stadio olimpico di Pechino. Un tracciato davvero veloce e completamente piatto, ma si dovranno fare i conti con il clima, un caldo “umido” che può davvero essere un problema».
Vincerà un atleta cinese?
«Non so, vedremo...».

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