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«I consumatori ora scelgono qualità, innovazione, etica»

Parla il direttore di Conserve Italia, che produce Cirio: «Il Made in Italy piace, noi ambasciatori nel mondo»

Alessio Giannullo

Ambasciatori del Made in Italy. E quindi innovatori, attenti alla qualità e alla sostenibilità, sociale ed etica, di un'attività economica che è fra le più importanti nell'agroalimentare italiano. Conserve Italia, un consorzio cooperativo con sede a San Lazzaro di Savena, dà lavoro a circa 3.300 persone in Italia tra fissi e stagionali e detiene marchi storici del made in Italy alimentare come Cirio, Valfrutta, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani.

Un leader in Italia nel settore della trasformazione alimentare, che associa 14.000 produttori agricoli e trasforma oltre 600mila tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali, lavorati in 12 stabilimenti produttivi, 9 in Italia, due in Francia e uno in Spagna. Il fatturato complessivo aggregato del Gruppo Conserve Italia è circa 900 milioni, per il 40% generato dall'export. Pier Paolo Rosetti è il direttore generale.

Direttore, qual è la situazione in un momento di rallentamento generale?

«In Italia si rileva una contrazione su tutti i mercati, trasversale, a parte le nicchie di mercato orientate e con caratteristiche che il consumatore ricerca. Per esempio il biologico o prodotti particolari».

I prodotti «con» o «senza»?

«Sì, i con e i senza (senza sale, senza zuccheri aggiunti o senza glutine) vanno molto bene. Come i succhi di frutta e verdura senza conservanti né coloranti. Ma anche il pomodoro di elevata qualità con riconoscimento dei consumatori. Sono nicchie che hanno un andamento diverso».

E le esportazioni?

«Il pomodoro Cirio è ambasciatore del Made in Italy. Noi esportiamo in 80 Paesi nel mondo crescendo a doppia cifra, riscontriamo ancora un interesse importante per il Made in Italy, in particolare per l'emblema del Made in Italy, i pomodori, e noi ci teniamo a dire che è davvero prodotto in Italia, e quando i consumatori lo assaggiano lo riconoscono. Nei mercati mondiali c'è un italian sounding che è il doppio di quello che l'Italia esporta. Se potessimo far capire a tutti la differenza, si crescerebbe ancora».

Ci sono iniziative per tutelare i veri prodotti italiani?

«Noi facciamo spesso show-cooking e quando lo facciamo abbiamo un riscontro molto positivo. Ma non è facile. Se qualcuno in California chiama una passata Don Alfonso o con altri nomi che evocano italianità, non puoi farci molto. Però questa difesa è importante, va di pari passo con le nostre scelte sulla sostenibilità, su cui anche le catene della grande distribuzione sono giustamente molto esigenti».

Cosa avete fatto?

«Cose concrete. Abbiamo investito in generatori di energia con biogas, che usano prodotto che residuano dalle lavorazioni. Da anni lavoriamo sulla logistica integrata multimodale. Solo in Italia trasportiamo così oltre 87mila tonnellate di merci all'anno su treno dall'Interporto di Bologna verso tre direttrici al Sud Italia, evitando l'utilizzo di 3.375 camion all'anno e riducendo di 4mila tonnellate le emissioni di CO2, con considerevoli benefici ambientali. I consumatori apprezzano, tanto da orientare le scelte su alcuni prodotti, se conoscono aziende che operano in questo modo».

E la sostenibilità etica?

«C'è il tema del caporalato. Noi da tempo adottiamo sistemi che garantiscono il rispetto norme di avviamento. Inoltre abbiamo gruppi di addetti che fanno verifiche a campione per verificare se c'è il rispetto di tutte le norme».

Sull'innovazione?

«Ogni anno facciamo interventi per migliorare la qualità dei prodotti e la capacità produttiva.

Sono in corso lavori per realizzare una nuova linea nello stabilimento di Albinia, mentre a Ravarino sta per partire un importante intervento che migliore la tracciabilità del prodotto. Cirio guarda al futuro senza dimenticare la sua storia, ultracentenaria».

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