I criminali bruciano le spie dell’Fbi con un clic

Su internet il sito Whosarat pubblica le liste degli informatori con tanto di indirizzi. Polizia in allarme: a rischio la vita degli infiltrati. Fondato nel 2004 da un dj nei guai per traffico di droga, negli ultimi anni il portale è diventato consultatissimo. Ora la magistratura vuole oscurarlo

I criminali bruciano le spie dell’Fbi con un clic

Washington - «Canarini» di Whosarat.com, un controverso sito on line che elenca gli informatori della polizia, non solo cantano, ma registrano pure.
Whosarat (letteralmente chi è il topo di fogna, sottinteso che tradisce e informa la polizia) non soltanto permette, a chi può avere un qualche interesse, di scoprire il nome di coloro che hanno fatto soffiate, dove abitano, dove lavorano ed in pratica far sì che qualcuno gli piazzi una palla in testa. Fa molto di più: carpisce anche l'indirizzo elettronico di chi ha visitato il sito e lo cataloga. Poiché in genere si tratta di investigatori, agenti di polizia e tutori della legge, la schedatura ha sollevato non poche preoccupazioni.
Whosarat, spiega l'enciclopedia on line Wikipedia, è un sito controverso che permette a chicchessia di condividere informazioni in genere riservate.
Il sito è stato fondato nel 2004 da Sean Bucci, un DJ di North Reading, in Massachusetts nei guai con la polizia per traffico di marijuana e riciclaggio di denaro.
All'inizio il sito era gratuito, poi, col passare del tempo, Bucci ha messo le informazioni a pagamento. Il cliente può scegliere fra un abbonamento mensile o una somma una tantum per la vita.
La fregatura, per chi ha pagato l'accesso a tempo indeterminato, è che il sito spesso viene bloccato dalle autorità giudiziarie. Presto, probabilmente verrà oscurato del tutto. Sean Bucci dovrà comparire in aula il 24 maggio per la lettura della sentenza per aver tentato di smerciare mille chilogrammi di marijuana e rischia da un minimo di 10 anni all'ergastolo più una multa di 4 milioni di dollari. Il giudice gli ha già confiscato la casa, la barca, l'auto e 35mila dollari sul conto in banca.
Intervistato da un giornale locale ai tempi del varo dei Whosarat.com Sean Bucci aveva spiegato: «Sto cercando di livellare il campo da gioco. Le mie esperienze con la legge mi hanno provocato un profondo odio per il sistema giudiziario e il modo con cui vengono gestiti gli informatori».
Nella nota in calce al sito Whosarat.com dove vengono declinate le responsabilità si legge: «I dati riportati non possono essere considerati accurati se non sostenuti da documenti ufficiali».
Un quotidiano che al varo del sito di Sean Bucci si è occupato della vicenda con interviste sia a chi denunciava «informatori» sia ai poliziotti che visitavano Whosarat, ha rivelato d'aver raccolto confessioni di gente che aveva pubblicato false informazioni. Il quotidiano aveva anche intervistato una persona che viveva nell'incubo d'essere ammazzata perché il suo nome e fotografia erano comparsi sul sito anche se non aveva mai fatto l'informatore per l'Fbi.
I problemi causati dal sito di Sean Bucci, sono tali che il dipartimento della Sicurezza interna l'anno scorso ha emesso un bollettino per mettere in guardia gli investigatori. «Visitando il sito Whosarat.com - si legge - si rischia di compromettere l'indirizzario elettronico del governo».
Attaccato su tutti i fronti Sean Bucci ha sempre sostenuto di poter tenere aperto il suo sito per via di un precedente: il sito on line fondato da Leon Carmichael, Carmichael.com, dove il fondatore, originario dell'Alabama, accusato di traffico di droga e riciclaggio di denaro, aveva pubblicato nome e fotografia dell'agente del Dea che aveva condotto l'indagine nei suoi confronti.
Leon CarMichael aveva trovato nel giudice Myron Thompson un prezioso alleato.

Il giudice aveva decretato che bloccando il sito si pregiudicava il primo emendamento della costituzione che prevede la libertà di espressione, e si metteva inoltre a rischio il quinto e sesto emendamento che danno al cittadino modo di difendersi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica