I dubbi dei servizi segreti israeliani su Hamas

I dati diffusi parlano chiaro: l'ala militare dell'organizzazione fondemantalista è ben lontana dall'essere fuori gioco

I dubbi dei servizi segreti israeliani su Hamas

Nel diciannovesimo giorno di «Piombo Fuso» i morti palestinesi a Gaza superano quota 1010, seicento dei quali civili, ma per Israele la vittoria, almeno quella finale, resta lontana. I dati diffusi dallo Shin Bet parlano chiaro. Nei primi 18 giorni d'offensiva Hamas è riuscito a lanciare 570 missili contro Israele, 40 dei quali, nei giorni 17 e 18.

Questo dato dimostra, secondo i servizi segreti interni israeliani, che l'ala militare dell'organizzazione è ben lontana dall'essere fuori gioco, riesce ancora a coordinare le cellule incaricate dei lanci ed ha ancora a disposizione un numero rilevante di testate nascoste in arsenali non individuati. I conti son presto fatti. Le stime di dicembre davano inoltre 150 le testate di tipo Grad contrabbandate nelle Striscia mentre quelle lanciate in questi 19 giorni sono circa 60. Hamas disporrebbe dunque di almeno un centinaio di missili a lunga gittata.

I dati sugli effettivi ancora in grado di combattere sono ancora più scoraggianti. Il grosso dei circa 400/450 miliziani caduti sono stati uccisi dai bombardamenti aerei del primo giorno perché colti di sorpresa all'interno delle basi dell'organizzazione. Ben pochi di loro appartenevano, però, alle Brigate Ezzedin Al Qassam, l'impenetrabile e addestratissimo braccio armato forte di circa 1500 combattenti. Secondo alcune stime soltanto un centinaio di combattenti di questa forza d'élite sarebbero stati eliminati o feriti. Tutto il resto dei miliziani caduti apparterebbe alle varie forze di sicurezza e polizia di Hamas che nella Striscia contano circa 15mila uomini in divisa. Un'altra consistente porzione di miliziani morti e feriti arriva dalle file delle organizzazioni che combattono al fianco dell'organizzazione fondamentalista come la Jihad Islamica, le Brigate Martiri di Al Aqsa e i Comitati di Resistenza Popolare.

Quanto al destino della leadership politica e militare nella Striscia la questione è più complessa.

Ismail Hanyeh e Mahmoud Zahar, leader dell'ala più pragmatica e di quella più intransigente, sembrano sopravvissuti ai combattimenti, ma la loro decisione di mettersi in salvo nei bunker segreti dell'organizzazione mentre la popolazione faceva i conti con le bombe israeliane rischia di privarli di seguito e consenso. Ancora mistero fitto invece sulla sorte di Ahmed Jabari, l'invisibile capo delle Brigate Ezzedin Al Qassam dato per morto o ferito, secondo alcune voci, nelle prime fasi dei bombardamenti.

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