«I figli sono tutti uguali»: passa in Senato la «legge Filumena Marturano»

Il principio della bigenitorialità esteso ai figli delle coppie di fatto che poi si separano: l'esercizio della patria potestà spetterà a entrambi i coniugi, come prevede la legge dell'«affido condiviso». Soddisfatta la Gallone (Pdl): «Prima di tutto viene la tutela dei minori».

«I figli so' tutti uguali... e sai che so'? So'piezz'e core», dice l'imnortale Filumena Martorano della commedia di Eduardo De Filippo. Si sta rivolgendo a Domenico Soriano, presunto padre naturale di uno dei tre ragazzi allevati in segreto dalla ex prostituta che gli ha fatto da donna di servizio e «dama di compagnia» per tutta la vita. Lui vorrebbe sapere chi è suo figlio, riconoscerlo e curarlo. Lei pretende che i tre abbiano uguali diritti: il «riconosciuto» assieme agli altri due. Così non svelerà mai a Soriano chi sia il suo vero figlio.
Sono «pezzi di cuore», e tutti uguali. Per le madri, i padri e, da oggi con il primo passaggio nell'aula del Senato, anche per la legge italiana. Figli legittimi e figli naturali nati fuori da un regolare matrimonio. In qualche modo, il riconoscimento indiretto alle «unioni di fatto» e ai loro effetti civili, anche laddove sia intervenuta una «separazione di fatto».
Quella che era una vistosa lacuna della legge sull'affido condiviso (la numero 54 del 2006) è stata colmata dall'aula di Palazzo Madama, che ha votato unanimemente l'equiparazione dei diritti dei minori nati da coppie di fatto che poi si separano. Il principio cardine di quella legge, la «bigenitorialità», viene così estesa anche a quelle situazioni nelle quali, non essendoci stato un matrimonio, l'esercizio della potestà genitoriale veniva limitato al solo genitore «affidatario».
Fervente sostenitrice del provvedimento che richiama la storia della Marturano, e relatrice del progetto di legge è stata la senatrice bergamasca Alessandra Gallone (Pdl). Grande la sua soddisfazione dopo il voto: «Oggi si apre un nuovo capitolo per i figli naturali - dice-. Finalmente l'esercizio della potestà genitoriale spetterà a entrambi i genitori, anche dopo la separazione. Se entrambi i genitori hanno riconosciuto il figlio, è giusto che entrambi se ne prendano cura ed esercitino la potestà. Il sacrosanto principio della bigenitorialità non ammette distinzioni e discriminazioni di sorta: per questo si applicherà anche ai figli riconosciuti nati al di fuori del matrimonio».
«In più, con questo testo, eliminiamo finalmente l'ingiustificata duplicazione delle competenze fra tribunale ordinario e tribunale dei minorenni (con il primo chiamato a pronunciarsi sulle questioni economiche e il secondo sull'affidamento) fondate unicamente sulla diversa qualificazione tra figlio nato all'interno o al di fuori del matrimonio», dice la senatrice, sicura che si sia trattato di «un primo e importante passo in avanti» verso un traguardo essenziale: il nostro ordinamento deve incentrarsi sempre di più su un cardine essenziale: «la tutela del minore. Dobbiamo considerare cioè, in qualsiasi situazione, l'interesse predominante dei figli. Per questo dobbiamo anche sfrondare la nostra normativa da quelle procedure che complicano la condivisione di situazioni problematiche per gli adulti e per i piccoli, inevitabilmente coinvolti».
Rilevanti gli effetti anche dell'emendamento, proposto dalla stessa Gallone, che modifica l'articolo 276 del codice civile sulla cosiddetta «legittimazione passiva». Fino a oggi, infatti, nel caso di morte del genitore, l'azione di riconoscimento della paternità andava indirizzata agli eredi «legittimati passivi. Quando, però, venivano meno anche gli eredi, diventava impossibile individuare altri legittimati passivi all'azione di riconoscimento del genitore.

«Con questo emendamento, invece - spiega la Gallone -, il figlio (in mancanza del presunto padre o della presunta madre) dovrà proporre l'azione in contraddittorio con un curatore nominato dal giudice davanti al quale il giudizio dovrà essere promosso».

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