I giudici italiani ora vogliono arrestare Restivo

Tutto in una frase: «La Procura di Salerno ha chiesto l’arresto di Danilo Restivo e il gip l’ha concesso».
Un’attesa durata 72 giorni, da quando il 12 marzo scorso il corpo di Elisa Claps fu trovato nel sottotetto della chiesa Santissima Trinità di Potenza. Fu in quel preciso istante che tutti tornarono a pensare a Danilo, il giovane «mezzo pazzo» che aveva visto per l’ultima volta la studentessa potentina.
Un incontro - quello tra Elisa e Danilo - avvenuto il 12 settembre 1993 proprio all’interno della Santissima Trinità. Da allora 17 anni di ricerche inutili, all’insegna di un imbarazzante pressappochismo. Solo incapacità investigative? No per la famiglia Claps che usa termini ben più pesanti come «depistaggio», «copertura», «omertà». Un barattolo di vernice nera nel quale i signori (e le signore) del teatrino mediatico intingono spesso il pennello. In mancanza di fatti, giù con le congetture, comprese quelle più improbabili.
Ieri, finalmente, la svolta: qualcosa di concreto che si sostituisce al bla bla di paese. Quanto la richiesta di arresto di Restivo ci avvicini alla verità, resta un calcolo impossibile. Ma è almeno la prova che, qualcosa in mano, la Procura di Salerno ce l’ha. E non è certo un pugno di mosche.
La firma del gip alla richiesta d’arresto è lì a dimostrare che la Procura di Salerno è sicura di aver incastrato Restivo alle sue responsabilità. Esattamente la stessa convinzione della magistratura inglese che, nel frattempo, lo ha messo in galera per un altro presunto omicidio: quello della sarta Heather Barnet avvenuto nel 2002 a Bournemouth, la città dove Restivo si è trasferito 8 anni.
Heather era la vicina di casa di Restivo: morta ammazzata. Elisa era un’amica di Restivo: morta ammazzata. Insomma, dove c’è Restivo, ci scappa sempre il morto ammazzato. O Restivo è l’uomo più sfortunato del mondo, oppure c’è il sospetto che possa essere un pluriomicida. La magistratura inglese - e da ieri pure quella italiana - propendono, evidentemente, per la seconda ipotesi.
Omicidio volontario, violenza sessuale e occultamento di cadavere: sono queste le ipotesi di reato con cui la Procura salernitata ha avanzato al gip la richiesta di misure cautelari nei confronti di Danilo Restivo per il delitto Claps. Una vicenda che è già costata a Restivo una condanna a due anni e otto mesi per falsa testimonianza nell’ambito di precedente processo celebrato dalla corte di Appello di Potenza. Ma ora il quadro giudiziario cambia completamente: da semplice bugiardo, Restivo passa a possibile assassino. E non è un salto da poco.
«Esprimiamo soddisfazione per un atto che invano avevamo elemosinato per 17 anni. Auspichiamo che l’arresto di Restivo sia il primo tassello di una verità attesa da un tempo interminabile», ha dichiarato all’Ansa il fratello di Elisa, Gildo Claps.
Ma quante sono le possibilità che Restivo venga chiuso, a breve, nel carcere di Salerno? Poche. Lui infatti è già chiuso in una cella di sicurezza nel distretto del Dorset, a sud di Londra. Lunedì scorso è stato fermato dalla polizia per l’omicidio Barnett: il suo arrestato è stato convalidato e proprio ieri è stata rigettata la richiesta di scarcerazione su cauzione avanzata dal suo legale. La conseguenza è che fino al 24 settembre (data fissata per la prima udienza del processo Barnett) Restivo rimarrà dietro le sbarre nel penitenziario di Bournemouth.
Ma non finisce qui. Il nome di Restivo è stato associato infatti anche a un altro delitto, quello della studentessa coreana Oki Shin. Secondo l’avvocato dell’uomo condannato all’ergastolo per quell’omicidio, nel caso di Oki ci sarebbero «elementi in comune con gli omicidi di Elisa Claps e di Heather Barnett».

L’avvocato ha presentato al Tribunale inglese una richiesta di incriminazione nei confronti di Restivo per l’omicidio della ragazza coreana, uccisa a Bournemouth il 12 luglio del 2002.
Per Restivo si prevedono tempi bui.

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