I ragazzi scoprono come si «fabbricano» i fulmini

Ponte dei Santi? Mal tempo? Allerta della Protezione Civile? The show must go on, direbbero gli anglosassoni. E così è per il Festival della Scienza. Soltanto nel primo giorno di Festival, 13 mila sono stati i visitatori. E non solo all’acchiappanuvole dei Magazzini dell'Abbondanza. Perché anche se di nuvole in questi giorni ne sa qualcosa tutta l'Italia Settentrionale, ai ragazzi piace un sacco scoprire le differenze tra cirri, nembi e i terribili cumulonembi - sì, proprio quelli dei temporali! - e ancora di più poterli acchiappare con il «kit da acchiappa nuvole». Mentre a chi li accompagna risulta molto gradita la parte artistica-fotografica che segue il laboratorio e che ritroviamo ulteriormente sviluppata alla Commenda di Pré nel percorso «Con la testa tra le nuvole» (a cura Dipartimento di Fisica di Genova e CHAN ContemporaryArtAssociation, Genova), perché le nuvole possono diventare arte e pure un modo per evadere e fantasticare, con buona pace per il mugugno genovese.
Insomma, non sarà il pienone delle scorse edizioni, ma di turisti e di genovesi con il pass rosso della Scienza al collo se ne incontrano eccome. E questo nonostante la preoccupazione manifestata ripetutamente da Emanuela Arata, Presidente del Festival. E allora che dire? «Abracadabra?» No, perché non è magia: questo è il titolo dei laboratori dell'Arpal (Centro funzionale in Viale Brigate Partigiane 2) sulla «magia della meteorologia», con la sorprendente macchina per generare i fulmini: se non l'aveste capito, è il meteo che in questi giorni tiene banco. Ma il successo arriva anche per una delle novità in tema matematico: la mostra «Addomesticare l'Infinito» allestita nell'appena restaurato Palazzo della Meridiana. Il percorso sviscera il concetto di «infinito» nelle sue svariate e molteplici applicazioni matematiche: dalle serie numeriche a quelle straordinarie figure che ritroviamo in Natura che sono i frattali: la Matematica fa apparire molte cose come un gioco e allarga gli orizzonti finiti dell'uomo proprio verso l'infinito. Un po' come hanno saputo fare il musicista Philip Glass e l'astrofisico Brian Greene nello spettacolo «Icaro ai confini del tempo», dove il pubblico ha potuto calarsi nei panni di un moderno Icaro, che lascia un'astronave in viaggio nello spazio interstellare, trasgredendo i divieti paterni, per spingendosi ai confini di un buco nero… e scoprire, al suono di una musica magica e surreale (grazie all'Orchestra Filarmonica '900 del Teatro Regio di Torino diretta da Ezio Bosso), i miseri del Cosmo e la affascinante «teoria delle stringhe» (o teoria del tutto) di cui lo stesso Greene è uno dei padri.
Lo spettacolo si è tenuto al Teatro Carlo Felice, perché, come hanno ricordato gli organizzatori, se il Festival in questi otto anni ha saputo fare tanto per Genova, per gli stereotipi culturali e per la percezione che la gente comune ha degli scienziati, chissà che non riesca a compiere un miracolo anche per il Carlo Felice.

In fondo, come ha ricordato lo stesso Brian Greene, «la Scienza può sempre spingersi “oltre” i confini posti da chi ci ha preceduto, per poter vedere meglio l''orizzonte, e mostrare nella vita di tutti i giorni che è sempre possibile modificare la prospettiva di approccio al mondo... Guardando “oltre”, infatti, saremo in grado di risolvere le questioni che oggi ci danno peso: potremo migliorare il nostro pianeta».

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