I ribelli nel rifugio del Colonnello Ma il raìs è scomparso nel nulla

E' ancora battaglia a Tripoli. Giallo sul delfino di Gheddafi: arrestato ieri dai ribelli, spunta nella notte (video) e incontra i giornalisti: "Sono qui per smentire certe voci". Resta però il mistero sulla sorte del raìs. Si combatte anche a Sirte e Misurata Il figlio dei beduini al potere da 42 anni FOTO La festa dei ribelli. La foto falsa del cadavere del raìs. Ecco tutti gli interessi dell'Italia in Libia

I ribelli nel rifugio del Colonnello 
Ma il raìs è scomparso nel nulla

Tripoli - Il simbolo del potere di Gheddafi è stato espugnato, ma del Colonnello non c'è nessuna traccia. I ribelli hanno preso fortino del raìs e lui, nel frattempo, rilanciava al telefono: "Sono ancora a Tripoli, lotterò fino alla fine". Ma le forze lealiste non hanno dubbi: "la Capitale sarà liberata in 72 ore".

Caos in città Tripoli è ancora nel caos, divisa tra l'ultimo disperato tentativo delle truppe governative di tenere una parte della città e gli attacchi dei ribelli. Tutto è molto più complicato del previsto. Ieri la festa per la liberazione della Capitale e l'arresto di alcuni esponenti del governo gheddafiano avevano fatto pensare che il declno del regime fosse arrivato al tonfo finale. Poi, nella notte, le immagini del figlio del Colonnello Saif al-Islam libero e sfuggito all'arresto dei ribelli hanno mischiato ancora una volta le carte.

L'attacco "definitivo" Oggi il colpo finale, l'attacco "definitivo" al simbolo del regime, il bunker di a Bab al-Aziziya: una fortezza protetta da cinque muri di cinta e da bunker sotterranei che si diramano in lunghi cunicoli. Mentre i ribelli comunciano di essere penetrati nell'ultimo rifugio del Colonnello senza incontrare resistenza da parte dei lealisti, le televisioni arabe parlano di un altro pesante bombardamento delle truppe Nato sul compund. Dalla zona si erge una colonna di fumo. Il "ridotto" si trasformerà nella tomba dell'uomo che da oltre 40 anni tiene il popolo libico nelle sue mani? Gheddafi intanto sostiene di essere a Tripoli.

Gheddafi: "Sono a Tripoli" E' ancora giallo sulla sorte del raìs: è ancora nella capitale o è fuggito? Il presidente russo della Federazione internazionale degli scacchi (Fide), Kirsan Ilyumzhinov, ha riferito di aver avuto un breve colloquio telefonico con il rais. "Sono vivo e sto bene. Sono a Tripoli e non ho nessuna intenzione di lasciare la Libia", ha dichiarato Gheddafi a Ilyumzhinov, secondo quanto riferito dallo scacchista. Il presidente della Fide andò a Tripoli in giugno e giocò a scacchi con Gheddafi una partita che durò circa due ore e che venne ripresa e trasmessa dalla tv di stato libica lo scorso 13 giugno.

E' emergenza sanitaria Nella città "manca quasi tutto e c’è una grande emergenza sanitaria. Tanti medici e infermieri stranieri  hanno lasciato i servizi scoperti e stanno cercando di lasciare Tripoli. Si parla di un solo ospedale funzionante nella capitale e di tanti bambini feriti", afferma Foad Aodi, presidente del Comai (Comunità del Mondo arabo in Italia), citando fonti mediche a Tripoli in costante contatto con l’organizzazione.

Si combatte anche a Sirte e Misurata Colpo di coda dei lealisti nelle altre città. Le truppe di Gheddafi stanno impiegando le riserve di missili scud per capovolgere le sorti della battaglia. Dalle notizie che giungono dalla altre parti della Libia, solo Bengasi e la regione delle montagne occidentale appaiono al momento completamente pacificate. Proprio Sirte, la città che ha dato i natali a Gheddafi, sembra uno dei fronti più caldi del conflitto. Mentre a Tripoli ancora infuria la battaglia intorno alla residenza-bunker di Bab al-Aziziya, le notizie che giungono dalla Libia centrale parlano di una Sirte sotto assedio, dove manca l’elettricità e le comunicazioni sono interrotte.Ieri, ha riferito la Nato, ne sono stati sparati tre contro Misurata. Un altro è stato lanciato da Sirte e intercettato da un jet dell'Alleanza. Un altro scud era stato lanciato dalle forze del Colonnello nei giorni scorsi, ma non aveva causato danni. Nell’arsenale libico gli scud, l’arma più potente a loro disposizione e di fabbricazione russa, dovrebbero essere decine ma si ritiene che non tutti siano efficienti.

La Nato: non invieremo truppe La missione in Libia non è finita, ma la Nato non è in "contatto diretto" con i ribelli e non ha in programma di inviare truppe sul terreno. Il portavoce dell’Alleanza atlantica, colonnello Roland Lavoie, alla Bbc Radio ha detto: "È chiaro che il regime di Gheddafi ha perso la sua presa e il controllo sulla capitale - ha aggiunto - ma ci sono ancora bombardamenti, combattimenti e sacche di resistenza nelle zone tradizionalmente fedeli a Gheddafi. La partita non è ancora finita". 

Libero il delfino del raìs Saif al-Islam Gheddafi è libero, fuggito o forse mai arrestato dai ribelli nel corso della conquista di Tripoli. Questa notte i giornalisti stranieri se lo sono visti comparire davanti, in carne e ossa e sorridente. "Sono qui per smentire certe voci", ha detto, "Tripoli è sotto il nostro controllo. Il mondo lo sappia. Tutto va bene a Tripoli. Abbiamo spezzato la schiena ai ribelli". E Muammar Gheddafi è in città? "Naturalmente", ha risposto.

Una guerra tecnologica e mediatica Saif, davanti ai giornalisti, si è comunque mostrato fiducioso e sicuro di sè: "Avete visto come il popolo libico si è sollevato" per contrastare l’arrivo degli insorti?, ha chiesto. "L’Occidente dispone di alte tecnologie che hanno disturbato le comunicazioni e ha inviato messaggi" falsi al popolo libico sulla caduta del regime, ha aggiunto riferendosi ad alcuni sms inviati domenica agli abitanti di Tripoli. "È una guerra tecnologica e mediatica per provocare caos e terrore in Libia", ha accusato, ma "io sono qui per confutare tutte le menzogne".

Il giallo sull'arresto Non è chiaro se Saif sia stato effettivamente arrestato e poi in qualche modo liberato (come successo proprio ieri al fratello Mohammad) o se non sia mai stato preso, a differenza di quanto avevano annunciato gli insorti e di quanto aveva confermato anche Moreno Ocampo, il procuratore della Corte penale internazionale, che lo vuole mettere sotto processo per crimini contro l’umanità.

Il premier "de facto" Saif, secondogenito del rais, si è ritagliato dall’inizio della rivolta un ruolo da "falco" nel regime, ed è considerato dai giudici della Corte internazionale il "premier de facto", il "vero delfino di Gheddafi".

Le immagini di Saif sorridente e osannato dalla folla di sostenitori a Bab al Aziziya sono arrivate quasi in contemporanea alle notizie di nuovi bombardamenti da parte dei caccia dell’Alleanza a Tripoli, indicati proprio nella zona del compound-bunker del colonnello. Ma è difficile pensare che Saif possa essere uscito allo scoperto mentre i jet Nato sganciavano bombe nella zona: l’ennesimo enigma di una strana guerra.

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