Milano - È la gola profonda dell’inchiesta. Il teste che ha svelato al pm Woodcock le attività di Lele Mora. Si chiama Antonio De Gennaro, ex portavoce del ministro Martelli, giornalista al centro di vicende controverse legate al suo sito Svanity fair, chiuso dall’autorità giudiziaria. È da sempre il nemico dell’agente dei vip. E ora a Potenza è passato all’attacco: le sue dichiarazioni hanno acceso la miccia delle indagini.
È il 18 dicembre 2006 quando De Gennaro viene interrogato da Woodcock presso gli uffici dello Sco della polizia a Roma. E immediatamente entra in argomento puntando l’indice contro Mora.
«Io conosco il signor Mora dal 1998. Mi è stato presentato in quel di Porto Rotondo, in provincia di Olbia, in Sardegna, in una villa che era stata affittata dallo stilista Roberto Cavalli, stilista per il quale io, con una mia società di Milano, lavoravo a Milano in quel periodo. Avevo rapporti professionali e imprenditoriali». De Gennaro è spietato: «Mi accorgo subito che questo Mora è di fatto un impostore, un millantatore, da tanti piccoli episodi (...)». Uno di questi è legato alle presunte minacce telefoniche ricevute dall’entourage di Mora: «Io ho subito minacce telefoniche dal signor Mora sulla mia utenza personale, minacce indirette (...). Sono stato avvicinato a Milano… allora, mi è noto che il signor Mora abbia, fra le sue attività, anche una società di… chiamiamola, security, fanno i body guard, gli autisti e compagnia bella». De Gennaro racconta che a seguito di alcuni articoli ha ricevuto anche curiose incursioni di hacker: «Ci hanno buttato giù i siti». Addirittura pochissimi giorni prima dell’interrogatorio De Gennaro riceve una telefonata di minaccia, una voce anonima dice: «Stai attento che ti spezziamo le gambe». È lui a far entrare nell’inchiesta il nome dell’ex direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, a proposito di alcune presunte raccomandazioni di modelle e attrici per programmi Rai: «Elena Santarelli fu mandata a fare… Domenica Sport insieme ad Enrico Varriale». Seguono altri nomi, da Angelica Russo a Elisabetta Gregoraci. Poi il teste apre un altro capitolo: Lele Mora e gli interessi nella discoteca di Milano Marittima, «Il Pineta». Accenna alle ulteriori minacce ricevute: «Mi dice sei un pezzo di m..., un giorno ti farò pentire di essere nato, sei un verme, fai schifo, lasciami in pace perché se no ti rovino a te e alla tua famiglia». E la voce di chi era? Chiede il Pm. «Del signor Lele Mora, lui personalmente» risponde De Gennaro. Woodcock vuole sapere il motivo del diverbio, De Gennaro replica spiegando che evidentemente la sua attività giornalistica dava fastidio: «Abbiamo sempre scritto quello che sapevamo. Fra l’altro, le do un assist, visto che lei mi ha prima accusato di usare un po’ troppo il segreto professionale. Succede il casino sa quando? Quando a un certo punto io scrivo una cosa che purtroppo non trovo più, perché… con l’attacco degli hacker ci hanno svuotato il sito, quindi io molta parte dei documenti che ho trovato li ho trovati grazie a Google che tracciano sui motori di ricerca i vecchi articoli e li salvano. Ho scritto che ero venuto a conoscenza, e qua le darò qualche nome, che la signorina (...) si trovasse nell’Hotel Metropolitan di Londra e nell’Hotel Plaza (parola incomprensibile) di Parigi, mandata dal signor Mora, a un cliente americano». De Gennaro pubblica tutto. O così sostiene. Fa riferimenti anche a un giro di prostituzione a Dubay, e Lele Mora - a suo dire - s’arrabbia.
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