I segreti del señor Zara il miliardario fantasma

Di umili origini, ha costruito un impero. Ora è il sesto uomo più ricco del mondo

I segreti del señor Zara il miliardario fantasma

Madrid. Nemmeno la pandemia che sta erodendo l'economia mondiale e distribuendo bancarotte, è riuscita a mandare al tappeto il suo impero. A trentacinque anni dalla fondazione del suo colosso del tessile Inditex, il primo al mondo, e a quarantacinque dal marchio Zara, il fatturato sfiora i 30 miliardi di dollari l'anno, con ricavi a nove zeri. Una fortezza a prova di crisi. Il fondatore è don Amancio Ortega Gaona che, a dispetto dei suoi 56 mld di patrimonio personale, l'hanno soprannominato peniques, spiccioli. Un ossimoro.

Nel 1936, quando venne al mondo, esplodeva l'inferno della Guerra Civile, poi i tempi bui del Franchismo. La povertà era il pane quotidiano e il giovane Amancio teneva un profilo bassissimo. Ultimo di quattro fratelli, padre ferroviere e madre casalinga, un solo stipendio in casa. E dal microscopico pueblito di Busdongo, Mr Zara partì alla conquista del mondo della moda a basso prezzo, mangiandosi i nazional popolari H&M e Benetton. Nei primi anni Cinquanta a La Coruña il giovane Spiccioli a 13 anni è fattorino per la prestigiosa sartoria Maja. Recapita in bicicletta camicie, giacche e cappotti ai ricchi signori. Pedala tanto, il giovane Ortega e pensa al futuro. Nel 1962 sposa Rosalía, ex modellista poi socia in affari, e convince il Banco Pastor a prestargli 50mila pesetas (25mila euro). L'era Zara inizia con un'idea, semplice e spudorata: copiare gli abiti delle collezioni dei marchi più prestigiosi, confezionando, però, abiti di bassa qualità ma di stile e a costi bassi. Spiccioli. Il successo è portentoso. A 38 anni dirige dieci sarte e venti operai nel suo primo laboratorio di moda. Gran parte del lavoro lo affida a decine di casalinghe che cuciono a poco. Gli affari decollano, apre in Europa, Sudamerica e in Giappone. A 50 anni ha il 59% del Gruppo Inditex che controlla otto marchi, dalla moda al tessile per la casa, con oltre duemila negozi. È un impero.

Quella di Ortega, però, non è soltanto una straordinaria storia imprenditoriale, è mistero, perché lui è un invisibile. Mai un'intervista, pochissime foto di lui, è riservato e pratico. Nel corso degli anni, più diventava ricco, meno riconoscibile. Quando Inditex va in Borsa, la sua banca chiede una sua foto per la presentazione. Lui scende i gradini della metropolitana e si scatta una fototessera nel gabbiotto automatico spendendo cinque euro. Spiccioli.

Nella sede della Confederación empresarios de Galicia, a Santiago de Compostella nessuno lo ricorda, perché non ha mai messo piede. E non è nemmeno iscritto. Don Ortega è un fantasma anche per la Confindustria Spagnola (Ceoe). Mai una presenza in assemblea. Nel mondo effimero della moda, dove apparire è un must, la sua ostinata volontà di essere come l'aria non è dettata da una particolare eccentricità. Come confidò don Ortega a un amico: «Voglio ancora poter andare al bar a prendere un caffè, leggere un giornale e starmene tranquillo senza scocciatori». Esistono aneddoti fantastici sulla sua invisibilità. Un giorno entra nella filiale della Jaguar di La Coruña, dove dal 1985 ha sede l'Inditex. Don Ortega va di fretta, vuole acquistare tre auto: una per sé e due per le figlie Sandra e Marta. Mr Spiccioli indossa una giacca stazzonata, senza cravatta e una pratica polo. L'addetto alle vendite fa come nel film Pretty Woman quando la prostituta Vivian entra in una boutique di Rodeo Drive con tanto di Visa illimitata ma vestita di stracci. Così il commesso lo squadra con sufficienza e si dedica ad altro. L'uomo più ricco di Spagna, senza dire una sillaba, gira i tacchi, si tiene la sua vecchia Porsche dorata, ma ne compra altre due per le figlie. Spiccioli. Essere il signor nessuno ha anche ineguagliabili vantaggi, tra cui, quello di buttarsi nella fossa dei tifosi del Deportivo La Coruña che, purtroppo per Amancio, non fa i numeri delle sue aziende.

Il suo modo semplice di vivere e di vestirsi l'ha reso noto anche tra i Borbone di Spagna. Anni fa, quando Felipe era ancora il Principe delle Asturie, visitò la sede dell'Inditex, estesa come 50 campi di calcio. Don Ortega non si poté esimere dall'indossare la cravatta per la terza volta nella sua vita: la prima fu quando venne battezzato il suo unico figlio maschio, Marcos, affetto da una paralisi cerebrale e la seconda quando si risposò con la bella Flora Marcote, sua ex dipendente. A visita conclusa, Mr Spiccioli tagliò la corda, e sparì. Tanto che nella foto celebrativa col futuro re di Spagna, dovette unirsi di corsa in rappresentanza dell'Inditex, Antonio Abril Abadin, del consiglio d'amministrazione.

Quando alla fine del 1974 aprì il suo primo negozio col marchio «Zorba», che dovette cambiare in «Zara» perché nel registro aziendale c'era già, per attirare le persone, riempì la vetrina con polli e conigli vivi. La sua prima campagna pubblicitaria. Spiccioli. E mentre la pandemia del virus devasta l'industria della moda, Inditex è solida, nel 2020 registrerà sì un calo del fatturato, per la prima volta in quarant'anni: 24 miliardi di dollari (contro i 27 del 2019). Le previsioni dicono che ci sarà un calo mondiale del 14% delle vendite moda, Inditex ha chiuso il 20% dei negozi, senza però licenziare nessuno, spostato nelle vendite online che sono quadruplicate.

Grazie alla sua liquidità miliardaria e la fortissima posizione finanziaria, il colosso di Mr Zara uscirà dalla bufera economica a base di cazzotti con un cerotto, mentre gli altri chiuderanno. La sua formula: centesimi per cuciture, cotone all'ingrosso e stock. E i ricavi decollano. Altro che spiccioli.

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