I tre italiani sequestrati: «Stiamo bene»

da Roma

Nuova telefonata alle famiglie da parte dei quattro dipendenti dell'Agip (tre italiani ed un libanese) tenuti in ostaggio dal sette dicembre dai guerriglieri del Movimento per l'emancipazione del delta del Niger (Mend).
«Stiamo bene», hanno detto all'unisono nel corso di una brevissima telefonata avvenuta ieri mattina. Tranquillizzando così i parenti, dopo la confusa giornata di domenica nella quale si sono alternate preoccupanti notizie sullo stato di salute di Roberto Dieghi veicolate attraverso diverse mail, valutate tutte con estrema prudenza dalla Farnesina e dall'Eni che stanno seguendo l'evoluzione della vicenda.
Domenica infatti i messaggi siglati sempre dal Mend avevano fatto alzare la tensione: in uno di questi in particolare si faceva sapere che uno degli italiani, Roberto Dieghi appunto, stava male, perdeva sangue ed era molto disidratato, per cui i rapitori chiedevano all'Eni di preparare un medico che avrebbe avuto la possibilità di visitare l'ostaggio malato. Poi in serata una ulteriore mail stemperava la tensione facendo sapere che Dieghi era «in via di miglioramento».
Ieri mattina, infine, il contatto diretto. «È stata una breve telefonata», ha riferito la moglie di Cosma Russo aggiungendo che il marito ha precisato che «stanno tutti bene». Conferme anche dalla famiglia di Dieghi. Oltre a Roberto Dieghi il Mend trattiene nella giungla nigeriana anche Franco Arena, Cosma Russo ed il libanese Imad Saliba. Gli ostaggi sono stati spostati più volte in questi venti giorni di sequestro.
Il Mend ha accusato l'Eni di aver offerto del denaro a dei «criminali» per favorire la loro liberazione.

Il movimento indipendentista continua pubblicamente a sostenere che non vuole soldi ma la liberazione di quattro compagni detenuti nelle carceri nigeriane e maggiori investimenti delle compagnie petrolifere a favore della popolazione locale.

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