I vescovi ammoniscono l’Unione: la ricerca sugli embrioni va fermata

Milano. Viene varato oggi il nuovo programma quadro dell'Unione europea per la ricerca, che comprende anche i discussi finanziamenti a favore dei progetti di studio sulle cellule staminali embrionali. Un appuntamento a cui l'Italia dopo l’approvazione in Senato, il 19 luglio, della mozione di «compromesso» voluta dal ministro Fabio Mussi, si presenterà con una linea che desta la preoccupazione sia dell’opposizione sia della Cei.
Il governo italiano, infatti, se da un lato si impegna a sostenere le attività di studio che non comportino la distruzione di embrioni, dall’altro apre alle ricerche su embrioni congelati non impiantabili. Una scelta duramente criticata ieri da Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani. Il timore, esposto in un editoriale di prima pagina, è che le scelte di Mussi, più che una mediazione con le posizioni per la vita, siano «un grimaldello per spalancare le casse comuni e farvi attingere chi si muove sulle frontiere della vita senza troppa precauzione e, spesso senza troppo scrupolo». Ad allarmare le gerarchie cattoliche è soprattutto il ritiro della firma italiana alla dichiarazione etica contro la ricerca sulle staminali embrionali.

La firma era stata apposta dall’allora ministro Moratti e schierava l’Italia a fianco di Austria, Germania, Malta, Polonia e Slovacchia in una «minoranza di blocco» in grado di condizionare le scelte della Ue. Ora senza il nostro Paese non esiste più la possibilità di porre uno stop alle decisioni sui fondi. Una scelta che per la Cei porta verso «un crinale pericoloso».

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