Iaquinta contro gli scettici: "tranquilli, il gol arriverà"

La punta juventina, soltanto cinque reti in 38 presenze azzurre, difende anche Gilardino: "Non è in crisi uno che ha segnato più di 100 volte". Marchisio: "Sono più abituato a questo 4-4-2 ma sono pronto a giocare in qualsiasi posizione"

Iaquinta contro gli scettici: "tranquilli, il gol arriverà"

Cari Gilardino e Iaquinta, se ci siete battete un colpo. Italia-Nuova Zelanda prende le mosse dalla caccia grossa all’attaccante con tutto quel che ne consegue. Specie per i due diretti interessati, Gilardino e Iaquinta appunto, chiamati a cancellare una sindrome diventata preoccupante. Molto preoccupante. Perché nel caso di ripetuto flop, nemmeno la fiducia piena e completa di Marcello Lippi, può metterli al riparo dal plotone d’esecuzione. «Non mi parlate di gol, io sono difensore» è la battuta di spirito con la quale Fabio Cannavaro, capitano e leader del gruppo, si sottrae al dibattito che è aperto da molti giorni dalle parti di Centurion, il collegio azzurro dove è rimasto solo Buffon, in attesa di una guarigione che non verrà, probabilmente, se non dopo l’intervento chirurgico alla schiena.
«La squadra deve stare tranquilla, il gol arriverà» è la garanzia firmata da Vincenzo Iaquinta, discusso dal suo stesso curriculum che non è di primissimo piano: 5 gol in 38 partite azzurre sono un modesto contributo contraddetto in modo clamoroso dai 93 centri distribuiti in dieci anni di serie A, che non sono proprio bruscolini. Fu lui, Iaquinta, ad aprirsi un varco nel cuore e nella considerazione di Lippi con quel contropiede vincente sul Ghana, gara d’apertura del mondiale di Germania 2006. Da allora, il ct ha sempre avuto un posticino da riservare a Vincenzone, il calabrese cocciuto con un cuore grande così. Pronto a sacrificarsi per la squadra e per giocare, come accadde a Bruxelles contro il Messico (una traversa, di testa, all’attivo) ma a suo agio nel cambio di modulo, quando giocò col Paraguay da seconda o da prima punta. «Il gol arriverà» è la sua convinzione che riguarda anche l’altro sodale messo nel mirino dalla critica, Alberto Gilardino.
«Non è in crisi, uno che ha segnato più di cento reti non può esserlo, lui in gol va sempre» la difesa del centravanti fiorentino che non è proprio d’ufficio ma riguarda forse l’intera categoria degli attaccanti, messi sulla graticola in questi giorni che hanno scandito lo choc collettivo per l’infortunio di Buffon e l’attesa della Nuova Zelanda. «D’altro canto in tutto il mondiale i grandi attaccanti, per il momento, sono rimasti a guardare» la riflessione di Gianluca Zambrotta che da precario, nel Milan di Leonardo, qui è tornato un protagonista, mai discusso e lasciato lì, sull’argine destro a fare da guardiano. «A un certo punto si sbloccheranno tutti, anche i nostri» è la previsione del milanista che fa rima con l’ottimismo patriottico e con la necessità di fare punti per togliersi dal pantano del girone, bloccato a quota un punto.
«Negli ultimi venti minuti col Paraguay abbiamo fatto molto bene, il 4-4-2 è uno schema forse più completo, siamo più compatti» l’impressione ricavata dallo stesso Iaquinta che abbina il migliorato rendimento anche al cambiamento del disegno tattico deciso dal ct nell’intervallo della prima sfida mondiale. «Sono abituato a questo tipo di schema anche se sono pronto a giocare in qualsiasi posizione» il giudizio di Marchisio. Dev’essere stata questa diffusa condivisione a dettare il cambiamento prodotto nella testa del Ct e nei piani di Lippi per la Nuova Zelanda. Provare per credere, insomma.
L’importante, oltre al gol da recuperare al più presto, è stare uniti. Perché come insegna l’esperienza della Francia con il caso Anelka, la coesione dello spogliatoio è premessa fondamentale per uscire indenne dalle prime curve insidiose del mondiale. «Anelka? Ho letto quel che è successo: noi non dobbiamo guardare in casa d’altri ma pensare a noi stessi» è la risposta di Marchisio meno brutale e secca di quella offerta, sullo stesso argomento, da Marcello Lippi in conferenza-stampa («non solidarizzo con nessuno, di questo argomento non parlo, io mi occupo solo della Nuova Zelanda» la sua risposta).


Avanti con quei due, allora, Gilardino e Iaquinta. Senza dimenticare Montolivo e Pepe, magari, che già col Paraguay andarono vicini al bersaglio senza riuscire a fare centro. Forse perché la prima è sempre la più complicata e anche la più temuta. Mentre la seconda...

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