I rapitori di Rolando Del Torchio, ristoratore italiano ed ex sacerdote missionario, sequestrato nelle Filippine da un commando di uomini armatii, sono stati identificati. Grazie alle telecamere di sorveglianza dell’Andreas Bonifacio College, a Dipolog City, che hanno ripreso ampia parte dei concitati attimi. A rivelarlo, l’ispettore di polizia Cleve Taboso, il quale ha raccontato che i delinquenti farebbero capo al “Commander Red Eye”, aggiungendo di dubitare che Del Torchio sia stato già trasferito sull’isola di Jolo, roccaforte di Abu Sayyaf, dove qualsiasi operazione di liberazione sarebbe molto difficile.
Non per l’Italia, che anche nell’ultimo periodo s’è resa protagonista di trattative silenziate e negate, che secondo inchieste inglesi e arabe avrebbero portato nelle casse di jihadisti e tagliagole milioni e milioni di euro. Che se così fosse avrebbero contribuito a rafforzare l’arsenale dei “signori della guerra”. E quindi di quei personaggi che in questi mesi si sono “distinti” per le vergogne fatte registrare in Francia, Tunisia e Asia.
La stampa locale s’è spinta addirittura oltre, entrando nel merito delle indagini delle forze dell’ordine. Con il giornale “Inquirer.net” che ha sottolineato come la polizia abbia già identificato due dei dieci sospettati del sequestro, riportandone i nomi e i cognomi. Questi sarebbero stati riconosciuti dopo aver esaminato le immagini registrate da una telecamera a circuito chiuso posta all’interno dell’Ur Choice Bistro Cafè, il ristorante dell’ex sacerdote.
L’ostaggio dovrebbe trovarsi ancora nell’estremità meridionale della penisola di Zamboanga. E sulle motivazioni del sequestro, gli inquirenti continuano a ritenere la richiesta di un riscatto quella più probabile.
Tant’è, non escludono nulla. Nemmeno l’ipotesi legata alla possibile “cessione” di Del Torchio alla rinomata organizzazione terroristica di fondamentalisti islamici – costituitasi nel 1991 - legata ad Al Qaeda e vicina all’Isis.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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