Roma È possibile «vergognarsi della civilissima Europa?». Sì, ed è un dovere farlo «in queste ore» in cui «quel club di ventisette Nazioni che si proclama come Unione Europea sta offrendo al mondo, ma soprattutto a se stessa, alla propria sotterranea coscienza, la peggiore delle immagini possibili».
La Chiesa è l’unica voce di sostegno all’Italia nel momento in cui l’Europa sta voltando la faccia davanti all’emergenza immigrazione: il Vaticano interviene con una linea precisa di condanna all’egoismo «contabile» dell’Unione. Non lo fa la sinistra, che pure dovrebbe avere a cuore il tema dei profughi e degli ultimi, non lo fanno nemmeno i politici cattolici, come Pier Ferdinando Casini, troppo impegnati, dal terzo polo, a screditare il governo. «Berlusconi non ha credibilità per porre ultimatum alla Ue» scandisce il leader dell’Udc. Il rimprovero alla maggioranza viene prima della verità.
L’Europa non vuole concedere la protezione temporanea ai profughi dell’Africa, la direttiva 55 del 2001, per i 25mila già arrivati in Italia dalle coste tunisine. Dal Pd la reazione è la richiesta di dimissioni del ministro dell’Interno Maroni, avanzata da David Sassoli. Anche l’ala cattolica sembra miope: «È profondamente sbagliata - ammonisce l’ex Margherita Enrico Letta - una politica nazionale che usa l’Europa come un punching ball». E se Massimo D’Alema era stato uno dei pochi nell’opposizione, l’altro giorno, a parlare di egoismo europeo, ieri invece ha cercato di essere più antigovernativo, ma quindi meno di sinistra per la mancata difesa dei profughi: «Il governo cambi strada, perché finora è stato inconcludente e anche disumano, con i fili spinati attorno ai campi».
L’Avvenire, invece, nel fondo di ieri si è schierato contro «il muro sulle Alpi». I vescovi indicano le responsabilità, che sono solo dell’Europa, perché, è scritto nell’editoriale del quotidiano della Cei, la «civilissima» non ha «fatto altro che considerare questi poveri migranti come un vascello di appestati da tenere alla larga».
Lo hanno fatto quegli stessi ventisette Paesi pronti alla guerra in Libia solo poche settimane per «interessi e da pressioni interne che nulla hanno a che fare con la politica estera comune della quale la Ue dovrebbe farsi carico», secondo un principio cinico che il commentatore Giorgio Ferrari riassume cosi: «Bombe sì, profughi no».
Tutto il Vaticano si indigna e la voce in questo caso è una sola. Il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, conferma: «Non c’è dubbio che l’Europa ha profondamente deluso». E «i primi delusi credo sarebbero i padri fondatori dell’Europa, perché l’Europa ha perso il suo spirito profondo di grande solidarietà». L’Unione «sembra aver voltato le spalle all’Africa», che pure «ha tanto sfruttato». È d’accordo con il presidente della Repubblica che chiede di non minacciare fuoriuscite dalla Ue in questo momento, ma Bertone prega i Paesi della Ue di «aiutare l’Italia».
La Chiesa entra nel merito della politica fallimentare dell’Unione. Con la decisione presa in Lussemburgo, l’Europa ha svelato le sue «solidarietà fumose e inconsistenti», attacca ancora l’Avvenire: «Valga per tutti il cinico commento di un diplomatico inglese: Per ogni immigrato che passa è un voto in meno ai governi moderati».
Una «contabilità da retrobottega» che «si maschera dietro ai Trattati», manifestata invece due giorni fa al tavolo dei ministri dell’Interno. «Non siamo certo noi italiani - conclude l’editoriale - a doverci vergognare». La vergogna è oltre le Alpi e non qui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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