Impianti possibili e affidabili in carenza d’osso

Felicita Donalisio

Fino a non molti anni fa, l'implantologia, e quindi la possibilità di sostituire i denti mancanti con impianti in titanio integrati nell'osso anziché con protesi mobili, restava un sogno irrealizzabile per chi - per esempio a seguito di patologie quali la parodontite - aveva problemi di carenza ossea. Oggi questo traguardo è finalmente raggiungibile.
«La procedura non è breve (si va dai nove ai dodici mesi) e la metodica è un poco più complessa», sottolinea il dottor Emilio Francini Naldi, dottore in medicina e chirurgia e odontoiatra a Milano, Firenze e Roma (numero verde 800252020, sito internet www.efran.it), «ma il risultato è davvero notevole: anche quelle persone che hanno una quantità di osso veramente molto scarsa, possono tornare a sorridere senza problemi. Del resto, il nostro principale biglietto da visita per il mondo è proprio il sorriso». Vediamo in che cosa consiste esattamente l'intervento. «Il tessuto osseo viene prelevato dal paziente stesso - spiega il dottor Francini Naldi - poi trapiantato nella sede in cui è mancante per ristabilire uno spessore adatto all'inserimento degli impianti e al posizionamento dei denti artificiali». La zona in cui il prelievo viene effettuato è generalmente la teca cranica (un'alternativa altrettanto valida è l'anca): tramite un'incisione del cuoio capelluto, che poi rimarrà nascosta dai capelli, si asporta la quantità necessaria di tessuto osseo, che viene immediatamente innestato nella mascella o nella mandibola».
La procedura non è dolorosa, e comunque vengono somministrati farmaci appositi: «L'inconveniente del post-operatorio consiste semmai nel fatto che per quindici giorni non è possibile portare alcun apparecchio», osserva Francini Naldi. «Dopo questo periodo, il paziente può utilizzare una protesi mobile, mentre a tre mesi dall'intervento si possono inserire gli impianti in titanio. Questo materiale è riconosciuto dall'organismo come compatibile, tant'è vero che l'osso vi si lega in maniera stabile attraverso il processo di osteointegrazione: trascorsi sei mesi, quando tale processo è ormai completato, si può procedere alla fabbricazione e al posizionamento dei denti definitivi».
Il risultato estetico è ottimale, grazie anche all'utilizzo di materiali relativamente nuovi nel campo dentale, come lo zirconio: «Di colore bianco, conferisce alle strutture una base cromatica del tutto simile a quella dei denti naturali, consentendo di superare l'inconveniente di quel colore "opaco" e privo di vitalità di certe ceramiche», sottolinea il chirurgo. Il composto viene lavorato attraverso procedure computerizzate: «Dopo che una telecamera ha scannerizzato il moncone del dente, uno strumento, sempre guidato dal computer, procede, attraverso la fresatura di un blocchetto di materiale, ad ottenere la struttura, che viene successivamente sinterizzata ad alta temperatura in modo da ottenere la durezza ottimale», spiega Francini Naldi. «Tale procedimento fornisce al tecnico una struttura di alta precisione e di altissima qualità, su cui lavorare stratificando la ceramica, al dentista un prodotto perfetto dal punto di vista estetico e di precisione, da posizionare nella bocca del paziente.

La biocompatibilità del materiale, inoltre, favorisce una risposta ottimale della gengiva, che, non presentando alcuna reazione al contatto, non si ritrae e non accusa alterazioni quali arrossamenti o gonfiori assicurando così, oltre alla estetica, una stabilità ottimale nel tempo».

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