L'offensiva della sinistra manettara e giustizialista è in corso. Gioca di sponda tra il presidente della Giunta per le elezioni di Palazzo Madama Dario Stefano e i senatori grillini. In sottofondo il piddì che, come al solito, trama dietro le quinte per riuscire a colpire l'avversario di sempre, il nemico numero uno: Silvio Berlusconi. Tuttavia, la partita sulla incandidabilità del Cavaliere non è affatto scontata. "Sarebbe comunque percorribile un ricorso al Tar nel cui ambito si possono sollevare tutte le questioni giuridiche già sollevate in Giunta", ha annciato ad Affaritaliani il presidente della commissione Giustizia del Senato Nitto Francesco Palma.
Se il governo dovesse cadere prima del voto del Senato sull'incandidabilità, Berlusconi rischierebbe di non potersi candidare alle prossime elezioni. Non c'è nulla di certo. Ma sicuramente questo è l'obiettivo a cui sta lavorando, notte e giorno, la sinistra. Spulcano i codici per trovare la leggina che gli permetta di portare gli italiani alle urne senza doversi confrontare con il Cavaliero. La batosta incassata alle ultime elezioni brucia ancora. Non a caso Stefano ha già messo gli occhi sulla legge Severino sull'anticorruzione. "A me sembra impossibile che gli organi preposti alla validazione del risultato elettorale, in primis la Corte di Appello, possa validare l’elezione di uno incorre nelle prescrizioni della legge Severino", spiega il presidente della Giunta per le elezioni di Palazzo Madama che, intervistato da Radio Capital, cita un precedente: "Alle ultime amministrative la legge è già stata applicata, vedi il caso di Tarzan". Si tratta dell'esponente del Sel Andrea Alzetta che è stato dichiarato non proclamabile dopo l’elezione in Consiglio comunale a Roma. Su questo tavolo si vuole muovere la sinistra. Ma la partita è ancora aperta. "La legge Severino prevede le categorie di incandidabilità che riguardano quei soggetti incorsi in una condanna e, nell’eventualità si verifichi nel corso del mandato parlamentare, la decadenza - fa notare Nitto Palma - qualora l’Aula non si dovesse pronunciare sulla decadenza in ragione dell’eventuale caduta del governo e dello scioglimento del parlamento, la Corte d’Appello potrebbe assumere il provvedimento indicato, fermo restando che comunque sarebbe percorribile un ricorso al Tar nel cui ambito si possono sollevare tutte le questioni giuridiche già sollevate in Giunta". Sebbene la legge dica quando uno si trova in una situazione di incandidabilità consentendo così alla Corte d’Appello di sospenderlo dalle liste elettorali, l'ex Guardasigilli fa notare che si può agire davanti al giudice amministrativo avanzando le questioni giuridiche già presentate davanti alla Giunta per le elezioni.
Il 28 agosto scadono i venti giorni che spettano al leader del Pdl per presentare la propria difesa. Come fa notare la Stampa, in Giunta non è stato perso tempo nell’avviare la procedura per la decadenza dal mandato da senatore del Cavaliere. Insomma, sebbene non esistano precedenti in materia, Stefano sta cercando di far rispettare il regolamento alla lettera. A questo punto gli occhi sono puntati sulla posizione che verrà assunta dai vertici del Partito democratico. Da via del Nazareno, però, arrivano già i primi segnali di guerra. Il piddì non intende consentire l'agibilità politica a Berlusconi. In una intervista a Repubblica il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio chiarisce che l’esecutivo "è nato per aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi. I problemi giudiziari di Berlusconi non li abbiamo creati noi.
Non siamo la causa e non saremo la soluzione". Dalle colonne del Corriere della Sera, invece, il capogruppo democrat alla Camera Roberto Speranza ha chiuso la porta alle trattative dal momento che il Pd "voterà per la decadenza" del leader Pdl.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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