Inchiesta G8, accuse a collaboratore di Matteoli L'ingegnere Incalza: "Assolutamente tranquillo"

Il capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture commenta la notizia del presunto acquisto di un appartamento, a Roma, in parte pagato con i fondi neri di Anemone: "Fornirò tutti i chiarimenti necessari alle autorità"

Inchiesta G8, accuse a collaboratore di Matteoli 
L'ingegnere Incalza: "Assolutamente tranquillo"

Perugia - "È una vicenda che mi lascia assolutamente tranquillo": con queste parole l’ingegner Ercole Incalza, capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture, ha commentato la notizia del presunto acquisto di un appartamento di via Emanuele Gianturco a Roma, in parte pagato - secondo i magistrati di Perugia che indagano sulla cricca degli appalti - con i fondi neri dell’imprenditore Diego Anemone. Lo ha fatto in una nota diffusa dal suo legale, l’avvocato Titta Madia. "Se mai sarò chiamato a spiegarla - ha detto ancora Incalza - fornirò tutti i chiarimenti necessari alle autorità competenti".

Coinvolgimento in Tangentopoli 2 Alla fine degli anni Novanta, Incalza, come ex amministratore delegato della Tav, venne coinvolto, e poi prosciolto, nell’ inchiesta condotta sempre dalla procura di Perugia sulla cosiddetta Tangentopoli due. Un presunto giro di mazzette per l’assegnazione di lavori per grandi opere, in particolare del Gruppo Ferrovie e dell’Eni, che ruotava intorno ala figura del banchiere Pierfrancesco Pacini Battaglia. "Per Incalza - ha sottolineato l’avvocato Madia - ci sono stati 14 proscioglimenti e mai una condanna. Un vero e proprio record-man".

I sospetti sulla casa Una nuova tranche di assegni da 562mila euro, firmati da Diego Anemone, l’architetto Angelo Zampolini, e, soprattutto il capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture, l’ingegner Ercole Incalza, dietro l’acquisto per soli 390mila euro di un appartamento di cinque camere a Roma, a due passi da piazzale Flaminio. In attesa che il tribunale del riesame decida se la competenza ad indagare sulla "cricca degli appalti" debba essere di Perugia o di Roma, i magistrati perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi continuano a scoprire pezzi di un puzzle che è ancora lontano dall’essere definito. Ed è molto probabile, visto che la decisione del tribunale del riesame non arriverà prima di venerdì, che salti l’interrogatorio dell’ex ministro Claudio Scajola, fissato proprio per il 14.

Il percorso del denaro L’obiettivo dei pm è tentare di ricostruire il percorso del denaro che, scrivono nella richiesta d’arresto per il commercialista Stefano Gazzani e per il funzionario pubblico Claudio Rinaldi, dalle mani di Anemone e attraverso Zampolini - colui che si occupava di "investimenti finanziari in immobili con intestazione a favore di terzi" - era

destinato alla "remunerazione dei pubblici ufficiali". Denaro proveniente dai conti di Zampolini ma anche dai 30 (di cui 23 ancora attivi) intestati nella banca delle Marche alla segretaria dell’imprenditore, Alida Lucci.

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