Il caso più curioso, ricordano i consiglieri del parlamentino, risale a un paio di anni fa quando si è deciso di finanziare un convegno sulle piaghe da decubito. «Circa un migliaio di euro. Ma il punto è che una commissione ai servizi sociali non si può occupare di sanità solo per quegli aspetti. Per carità, non diciamo che non vanno fatti. Ma ci vuole anche altro». Eppure giurano altri, a quell’incontro hanno partecipato tantissime persone. Inchiesta sugli sprechi delle circoscrizioni, settima puntata. Questa volta siamo in zona 6, tra la Barona e il Lorenteggio, maggioranza di centrodestra. Il budget a disposizione della circoscrizione nel 2009 parlava di 190mila euro, soldi pubblici chiaramente. «Buona parte delle iniziative viene stanziato dall’ufficio della presidenza e non passa nemmeno da noi - spiega il consigliere di Rifondazione Comunista, Roberto Acerboni -. Ce le sottopongono 24 ore prima della votazione e a volte ce le troviamo davanti senza nemmeno poterne discutere». Nel 2009 a disposizione del presidente sono andati 53mila euro pari al 25% del totale dei fondi. Ecco come sono stati impiegati.
Un seminario per condomini a 2.500 euro; 5mila invece sono andati per finanziare «Amare via Inganni», festa all’interno di un’altra festa di via dove le attrazioni c’erano già. La campagna pubblicitaria «Viene a prendere un caffè dal presidente» - invito valido ogni ultimo sabato del mese - per far conoscere ai cittadini servizi e funzioni del consiglio è costata 3mila euro. E per comprare le tre bandiere italiana, del comune ed europea da mettere in piazza Maggi ci sono voluti mille euro. Tutti fondi del presidente, e tutti fondi pubblici ovviamente. E poi, 3mila euro messi a disposizione di un’altra commissione per nove incontri per la difesa personale delle donne organizzati in una palestra della zona. «Ma in questo modo si è sponsorizzato anche il locale. Oppure altri 5mila per una mostra in una chiesa sui Navigli, dove però è andata pochissima gente», continua Acerboni. Inutile dire che anche per il consigliere i fondi potrebbero essere utilizzati molto meglio. «In molti casi c’è un contatto tra il presidente di una commissione e l’associazione. Arrivano le richieste e lui determina l’ordine del giorno su cosa portare in discussione. E spesso si discute con poca documentazione». Su alcune si può vigilare, precisa Acerboni, ma questo proliferare di associazioni «sono fatte ad hoc per usare questi finanziamenti. Manca una conoscenza e un’analisi del territorio, l’individuazione di filoni da perseguire per fare progetti».
«Tempo fa c’erano le commissioni senza gettone - conclude il consigliere -. Ma ora, da quando i consigli di zona sono diventati così grossi, non hanno più rapporto e partecipazione con il territorio».
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