Gli industriali: «Avanti con le strade»

Formigoni: «Troppi “no” ideologici fanno aumentare i costi e rallentano le grandi opere come sta accadendo per la BreBeMi»

Marcello Chirico

Più infrastrutture stradali di quelle esistenti, e soprattutto il completamento e la realizzazione di quelle già avviate o approvate dal Governo. È quello che è tornato a chiedere il mondo dell’imprenditoria a pochi mesi dalle prossime scadenze elettorali ai politici della Cdl così come a quelli dell’Unione, «perché le strade non sono né di destra né di sinistra». Una richiesta reiterata ad ogni nuova edizione della Mobility Conference organizzata ogni anno (siamo ormai al quarto appuntamento) da Assolombarda, in collaborazione con la Camera di Commercio milanese, presso la sede confindustriale di Milano proprio allo scopo di fare il punto sullo sviluppo infrastrutturale del Nordovest. Situazione che, come documentato dal rapporto 2006 dell’Osservatorio Territoriale Infrastrutture, presenta un quadro di luci e ombre. Luci per quanto riguarda gli iter amministrativi, ombre invece sui tempi di realizzazione dovute essenzialmente a questioni di carattere finanziario. Se infatti la nuova BreBeMi (la direttissima Milano-Brescia), la Pedemontana e la tangenziale Est-esterna di Milano hanno ottenuto finalmente il via libera dal Cipe, l’incertezza deriva ora sulla reale disponibilità di risorse per poterle finanziare e, quindi, realizzare. BreBeMi è il caso più eclatante e non ha potuto negarlo neppure il governatore Roberto Formigoni, il quale ha puntato il dito su una «maggiore attenzione ai costi accessori derivanti dalle richieste del territorio», e che sono poi quelli che stanno ritardando l’approvazione del piano finanziario della direttissima da parte del Governo (sarebbe dovuto arrivare ai primi di dicembre). «Spesso - ha rimarcato il governatore - viene messo a gara il progetto preliminare senza tenere conto che nell'iter successivo emerge la necessità per il soggetto vincitore di investire risorse anche notevolmente maggiori di quelle previste. Questo può portare a uno stravolgimento dei piani finanziari, che rischia di complicare la realizzazione dell'opera come sta avvenendo appunto per la Brebemi».
Per Formigoni la colpa dei ritardi è dovuta anche al fatto che «in Italia c'è un partito del “sì” che prevale quando le grandi opere sono in fase di ideazione, ma al momento di realizzarle emerge il partito del “no” ideologico, del veto paralizzante, che sfrutta le preoccupazioni di chi teme di rimanere penalizzato dal posizionamento delle opere, per impedire o ritardare decisioni importanti per il bene comune». Una tirata d’orecchie indirizzata forse al presidente della Provincia, Filippo Penati (giunto in Assolombarda con auto elettrica) che ha contribuito a ritardare l’iter approvativo di Brebemi e Est- Esterna. Provincia che proprio ieri ha comunicato di voler co-finanziare con 1 milione di euro progetti azione dirette e indirette per la gestione efficiente della mobilità milanese. Ma il governatore lombardo è tornato a picchiar duro pure sui fondi governativi destinati alle Regioni, necessari anche per realizzare opere infrastrutturali. «Il federalismo dovrà sistemare la palese ingiustizia», costituita, secondo Formigoni, dalla squilibrata redistribuzione delle risorse pubbliche tra regioni autonome e ordinarie. Vedi, Trentino Alto Adige.
Diana Bracco, presidente di Assolombarda, ha presentato poi - a nome dell’intero panorama imprenditoriale lombardo - il «manifesto delle imprese per migliorare la mobilità»: dieci modi di declinare il concetto della mobilità. E quindi: migliore, europea, integrata, di qualità, efficiente & efficace, sostenibile, pulita, sicura, condivisa e - soprattutto - al centro dell’agenda politica. Una «adeguata rete infrastrutturale» l’ha sollecitata pure Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio «pronta a collaborare per tessere queste reti, che sono la spina dorsale dello sviluppo».


Prima di lasciare l’auditorium di via Pantano, Formigoni - sempre in tema di mobilità - non ha risparmiato l’ennesima stilettata ad Alitalia, rea di non aver ancora tenuto fede agli impegni presi su Malpensa. «Se c’è una compagnia - ha detto il governatore - che non capisce l’importanza del nostro Hub, Malpensa fatica».

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