Infibulazione Nel Lazio sono ad alto rischio 20mila donne straniere

Un tavolo di lavoro tra associazioni e istituzioni per identificare strumenti e strategie innovative per contrastare a Roma e nel Lazio il triste fenomeno delle mutilazioni genitali femminili. È questa l’iniziativa presentata ieri in Campidoglio da Roberta Angelilli, rappresentante del Forum europeo per i minori e delegata dal sindaco per i diritti dei minori.
«Abbiamo deciso di avviare questo tavolo di confronto per relazionare tra loro tutti i soggetti che sono attualmente impegnati a contrastare il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili sul nostro territorio. I dati Istat in nostro possesso - ha spiegato la Angelilli - evidenziano cifre sconvolgenti: si parla di 20mila donne nel Lazio potenzialmente a rischio perché provenienti da paesi in cui è diffusa questa pratica. Circa 8500 di queste risiedono a Roma e provincia». Tra gli stati europei l’Italia è uno dei paesi che registra il più alto numero di donne infibulate. Secondo gli ultimi dati Istat sulla presenza di straniere in Italia, al 31 dicembre del 2007 erano 67988 quelle provenienti da paesi in cui è diffusa la pratica delle mutilazioni genitali. Circa 40mila di queste erano già state «operate». «Molte donne ignorano i propri diritti e i rischi sanitari che corrono - ha commentato Maryan Ismail, presidente Associazione Donne in rete per lo sviluppo della pace - in Italia esiste una legge del 2006 che vieta e punisce l’infibulazione e qualsiasi tipo di mutilazione genitale, è una normativa all’avanguardia in Europa che punta sulla repressione, ma anche sulla prevenzione e sull’informazione. Il problema però è raggiungere le comunità presenti sul territorio, far capire loro i rischi che corrono».
Da un’indagine dell’Istituto di Medicina preventiva delle migrazioni dell’ospedale San Gallicano, emerge che il 93 per cento delle intervistate aveva consapevolezza di essere stata sottoposta ad un mutilazione genitale, ma solo il 52,2 per cento di loro ha accettato di sottoporsi a una visita ginecologica. «Molte africane che vivono in Italia si vergognano a parlarne - ha detto Grazia Passeri, presidente Associazione Salvamamme - e in molti casi la loro condizione si scopre solo al momento del parto». L’infibulazione delle bambine residenti in Italia viene effettuata nella quasi totalità dei casi all’estero. Tuttavia esiste la preoccupazione che interventi di questo genere possano essere effettuati anche, clandestinamente, nel nostro paese, in condizioni igienico sanitarie precarie e ulteriormente pericolose per la salute delle bambine. In genere la mutilazione genitale viene effettuata sulle bambine di età compresa tra 0 e 14 anni, ma talvolta anche su donne adulte e spostate.

Per molte famiglie si tratta di una pratica comune, una convenzione sociale che regola i rapporti con gli altri membri della comunità. Chi non vi si sottopone viene allontanata, condannata dal giudizio degli altri. Tali pratiche hanno anche a livello psicologico conseguenze pesantissime.

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