Iniziata la beatificazione di Abbado

RomaAvviato il processo di santificazione di Claudio Abbado che si concluderà, senza neanche passare per la preliminare beatificazione, alla Scala di Milano, il prossimo 4 giugno, quando il celebre direttore tornerà a dirigervi, dopo 24 anni di assenza, la Sinfonia n. 2 Resurrezione di Gustav Mahler, la stessa con cui si congedò dal «suo» teatro, dopo 18 anni di regno, nel 1986. E la televisione italiana, sempre così avara di musica, ne ha voluto dare l’annuncio ufficiale urbi et orbi.
Per la solenne cerimonia, sull’altare del Piermarini, il cerimoniere Lissner non ha badato a spese, convocando, oltre la Filarmonica della Scala, l’Orchestra Mozart - l’ultima invenzione «giovanile» di Abbado che in questi giorni ha trionfato all’Auditorium di Roma, davanti a un pubblico foltissimo e osannante (notati il presidente della Repubblica e Roberto Benigni, che non si è perso nessuno dei tre concerti romani); tre cori: Coro della Scala, Coro della Radio svedese e l’Arnold Schoenberg choir, e le soliste Rachel Harnisch (soprano) e Anna Larsson (contralto). Insomma sarà festa grande; mancherebbero solo - o forse no? - i fuochi d’artificio e le luminarie. E gli alberi, quei novantamila alberi da piantare a Milano (Renzo Piano li avrebbe messi anche in Piazza Duomo!) che Abbado aveva posto come condizione al sindaco Moratti per il suo rientro in città? Domenica sera a Che tempo che fa, la trasmissione di Raitre condotta da Fabio Fazio, Abbado, invitato per la seconda volta nel giro di pochi mesi, in una sorta di istruttoria «formale», coram populo, per la santificazione, ha spiegato che lui quegli alberi li ha chiesti per purificare e migliorare l’aria cattiva di Milano e non per ragioni estetiche; e visto che sono sorte difficoltà per il loro interramento - anche a causa dell’enorme quantità - ha chiesto che almeno un albero in via Dante venga piantato, simbolicamente, per il 4 giugno.
Quei novantamila alberi sono veramente la contropartita richiesta dal direttore per il suo ritorno a Milano? Neanche novecentomila sarebbero bastati, se Riccardo Muti fosse ancora nel teatro milanese. Perché, in tutta chiarezza, con Muti alla Scala, Abbado non vi avrebbe mai rimesso piede. Lo sanno tutti. E allora come si spiegano le reciproche cortesie, a parole e a fatti, dei due direttori? Gli inviti accorati di Muti ad Abbado a tornare alla Scala, all’epoca della grave malattia del direttore; o Muti che presta ad Abbado la sua Orchestra Cherubini, per il mastodontico Te Deum di Berlioz, con tre orchestre e un migliaio di coristi fra adulti e bambini; e Abbado che su invito della signora Muti, inaugurerà il prossimo Ravenna Festival? Quasi esclusivamente con il bon ton al quale fanno bene ad attenersi, almeno in pubblico, due star come Muti ed Abbado, anche se nessuno dei due ci crede fino in fondo.
L’altro ieri, Fazio, volendo officiare in pubblico - più pubblico della televisione! - il processo di canonizzazione del maestro, nella lista di miracoli attribuiti a sant’Abbado, ha scelto quello più commovente, in grado di mettere in evidenza il grande apostolato del direttore: la sua opera a favore dei bambini e ragazzi venezuelani coinvolti nel grande progetto musicale e umanitario di Antonio Abreu (Abbado trascorre da qualche anno i mesi freddi a Caracas, dove lavora con dedizione per il cosiddetto «Sistema delle orchestre infantili e giovanili venezuelane») che si sta adoperando per introdurre anche in Italia. Perché se c’è un miracolo che ad Abbado può essere ascritto è la sua meritoria azione a favore dei giovani musicisti, che si è materializzata nel tempo con la nascita di strepitose orchestre giovanili in Europa, dalla Ecyo, alla Mahler, alla Mozart; imprese talvolta difficili, superate magnificamente dal direttore, che «non conosce la paura e neppure l’espressione: questo non si può fare».
Il giorno dell’elevazione all’onore degli altari, 4 giugno 2010, sarà sicuramente presente anche Roberto Saviano autore, «ante sanctificationem», di un profilo agiografico del direttore, pubblicato nel programma di sala dei concerti dell’Accademia di Santa Cecilia che ha accolto a braccia aperte Abbado, nonostante il recente sgarbo ricevuto. Con i complessi dell’Accademia (Orchestra e Coro), infatti, Pappano avrebbe dovuto tenere un concerto alla Scala il prossimo 9 maggio, in programma la stessa Sinfonia di Mahler Resurrezione, scelta in tempi successivi da Abbado. Bene, la Scala ha annullato - «rinviato», si dice in gergo diplomatico - il concerto di Pappano al 2011, per non far ombra, neanche a distanza, alla festa per la santificazione del direttore nella sua Milano, per la quale non si è badato a spese, a dispetto della crisi.

È la legge dello spettacolo!
Alla beatificazione durante Che tempo che fa ha partecipato anche Luciana Littizzetto che ha chiesto al maestro di essere assunta alla Scala; Abbado le ha risposto che ora lì non comanda, è soltanto un invitato. Lo sarà per sempre? La Littizzetto ha insistito: «Ma con tutte quelle orchestre che hai», e Abbado: «Vedremo! Ti prometto, fin d’ora, che se verrai a trovarmi durante le prove, ti farò dirigere l’orchestra».

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