Un 2 aprile tutto blu: è la Giornata della consapevolezza sull’autismo

Che cos’è la Giornata della consapevolezza sull’autismo e cosa si prefigge. L’inclusione è fondamentale per questa neurodivergenza

Un 2 aprile tutto blu: è la Giornata della consapevolezza sull’autismo
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Il 2 aprile 2025 è la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, una ricorrenza che serve a un tempo ad accrescere l’inclusione delle persone con una diagnosi di spettro autistico e inoltre dedicata all’informazione su questa neurodivergenza. L’autismo è infatti una condizione che caratterizza alcune persone, in prevalenza di genere maschile, e i cui sintomi coprono un range molto ampio (per questo si parla di spettro). Nonostante questa neurodivergenza sia molto studiata e goda di grande attenzione rispetto al passato, c’è ancora tanta strada da fare.

Che cos’è la Giornata della consapevolezza sull’autismo

La Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo rientra tra le giornate ufficiali dell’Onu sulla Salute. Viene usato il colore blu - una sfumatura che da sempre è associata alla calma e alla serenità - come escamotage visivo per trattare un argomento che riguarda moltissime persone: in alcune città i monumenti vengono infatti illuminati di blu, e in altre fiumi blu di cappellini indossati da bambini e ragazzi affollano allegre manifestazioni.

Cioè però che si vuole comunicare in questa giornata è:

  • le questioni legate alla diagnosi della condizione;
  • le difficoltà affrontate dalle famiglie con almeno un membro nello spettro;
  • l’inclusione scolastica e occupazionale delle persone con autismo;
  • la necessità legata alla ricerca.

I dati sull’autismo

Sul sito dell’Associazione Nazionale Genitori perSone con Autismo sono presenti i dati relativi a questa neurodivergenza, ma non quelli italiani perché ancora non esistono dati nazionali specifici per il Belpaese. Nel 2016 è stato stimato dal Center for Disease Control di Atlanta che l’autismo caratterizza 1 persona su 54, con un rapporto tra maschi e femmine di 4 a 1. Si ritiene che in Asia, Europa e Nord America una percentuale tra l’1 e il 2% della popolazione sia stata identificata nello spettro.

Il manifesto per ripensare l’autismo

Il pensiero medico è attualmente diviso in due tronconi. Da un lato c’è chi ritiene che la diagnosi in tenera o tenerissima età (anche al di sotto dei 3 anni) sia importante, per poi partire quanto prima con la terapia Aba, che si basa sui concetti di rinforzo, estinzione, controllo degli stimoli e generalizzazione.

Dall’altro c’è chi invece invita alla cautela. Nel 2024 è stato infatti diffuso un manifesto sull’autismo redatto da neuropsichiatri, pedagogisti e filosofi per cercare di ripensare la diagnostica su questa neurodivergenza: “Vorremmo - si legge nel documento - che ci si soffermasse sull’enfasi che viene data alle diagnosi sempre più precoci: ogni bambino che presenta delle difficoltà evolutive, che potrebbero essere transitorie se affrontate con opportuni interventi sul bambino stesso e sul suo contesto famigliare, viene subito segnalato dalle scuole, forse troppo coinvolte in queste prassi, come sospetto di autismo e la famiglia invitata, talora con forti pressioni, a rivolgersi a centri specializzati per avviare le cure necessarie. Cure che non sempre tengono in considerazione il mondo affettivo-relazionale del bambino e i suoi bisogni più veri e profondi”.

Primo firmatario del documento è il professor Michele Zappella, autore di un libro interessante, uscito nel 2021, dal titolo “Bambini con l’etichetta”.

Il professor Zappella, attraverso esempi legati alla sua professione neuropsichiatrica - per cui ha lavorato in ambito internazionale - un excursus storico sull’esclusione, una disamina sui test e le problematiche affrontate dalle famiglie, traccia una direzione importante sulle neurodivergenze e su come la società dovrebbe accogliere, solo grazie a diagnosi corrette, gli individui con autismo. Un volume prezioso il suo, che ogni insegnante dovrebbe tenere sul comodino.

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