Intercettazioni, la Commissione licenzia il ddl: abolita l'autorizzazione all'ascolto per i politici

Con l'approvazione degli emendamenti della Bongiorno, del capogruppo Pdl in Commissione, Costa, e del governo viene allentato il cosiddetto "bavaglio" alla stampa. Modifiche passate con i voti Pd e Udc. Solo l’Idv vota contro. Eliminato ogni privilegio per i parlamentari

Intercettazioni, la Commissione licenzia il ddl: 
abolita l'autorizzazione all'ascolto per i politici

Roma - Il lavoro è terminato. La commissione Giustizia alla Camera ha concluso l’esame degli emendamenti al ddl intercettazioni. Il testo è stato modificato con l’approvazione degli emendamenti presentati dalla finiana Giulia Bongiorno, dal capogruppo del Pdl in Commissione, Enrico Costa, e dal governo per allentare il cosiddetto "bavaglio" alla stampa. Il provvedimento passa ora alle commissioni competenti per i pareri e tra martedì e mercoledì dovrebbe essere votato il mandato al relatore Bongiorno a riferire in aula dove il ddl approderà per la discussione generale giovedì prossimo 29 luglio.

Sì di Pd e Udc all'emendamento La proposta di modifica del governo è passata anche con i voti del Pd e dell’Udc. Dei gruppi dell’opposizione ha votato contro solo l’Idv. "Abbiamo deciso di votare sì - spiega il centrista Roberto Rao - perchè è un emendamento migliorativo del testo. Ma ora ci impegneremo affinchè vengano migliorate anche le altre parti del provvedimento".

In attesa dell'assenso del Colle Manca l’assenso del Quirinale all’ordine del giorno aggiunto e quindi la discussione sul nuovo parere al ddl intercettazioni, che il plenum del Csm avrebbe dovuto affrontare stamattina, slitta. Con ogni probabilità, però, non sarà questo plenum ad affrontarla: il vicepresidente Nicola Mancino, aprendo la seduta ha infatti spiegato che sarebbe "meglio usare la ragione e dato che l’iter di questa legge suggerisce di dare il parere non ora ma nel passaggio tra Camera e Senato" lasciare l’incombenza alla prossima consiliatura. Per affrontare questi argomenti in plenum "c’è bisogno dell’assenso del capo dello Stato".

Il parere del Csm Oggi questo assenso non è arrivato perchè il Quirinale non ha avuto il tempo necessario per valutare l’odg. "Preferirei - ha detto Mancino - che non ci fosse una decisione formale di mancato assenso". Insomma, a ben leggere nelle pieghe della discussione di stamattina, non ci sarebbe l’opportunità politica, in un periodo di ’intense trattativè sul ddl intercettazioni per un parere che è l’ennessima stroncatura della legge da parte dei magistrati. Per questa ragione Mancino ha quindi suggerito che l’attuale plenum si occupi solo di pratiche gestionali e "non affronti impegni che hanno influenza sul futuro". Oltre al parere sul ddl intercettazioni, quindi, il Csm potrebbe non affrontare anche le modifiche alla circolare che regola gli incarichi extragiudiziali dei magistrati e quella sull’organizzazione delle Dda. In merito, è insorto il consigliere di Md Livio Pepino: "Non mi sento un consigliere dimezzato - ha detto - e ritengo che questo plenum possa portare avanti il suo lavoro fino alla fine nella sua completezza". 

No unanime privilegio parlamentari Passa all’unanimità, in Commissione Giustizia della Camera, l’emendamento al ddl intercettazioni presentato dall’Udc che elimina ogni privilegio per i parlamentari ascoltati per caso su utenze di terze persone. Al senato era stata inserita la norma secondo la quale sarebbe stata necessaria l’autorizzazione delle Camere di appartenenza anche per ascoltare parlamentari intercettati su utenze intestate a terze persone. L’emendamento, che portava le firme dei centristi Michele Vietti, Roberto Rao e Lorenzo Ria è stato sottoscritto anche da Donatella Ferranti (Pd) e dal leader dell’Idv Antonio Di Pietro. 

Obbligo rettifica per i siti internet Resta l’obbligo di rettifica entro 48 ore dalla richiesta per i siti internet.

la maggioranza ha infatti bocciato tutti gli emendamenti dell’opposizione che puntavano a sopprimere tale norma contenuta nel ddl intercettazioni. "È una cosa molto grave - sottolinea il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti - perchè di fatto si limita la libertà di espressione su internet".

 

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