Intercettazioni, il Pdl lima il decreto «Pubblicabili i riassunti degli atti»

RomaIl Pdl e la Lega vogliono correggere con 11 emendamenti il disegno di legge sulle intercettazioni. È una marcia indietro netta e pesante, ma non è ancora abbastanza per nessuno. Il «bavaglio» resta.
Nell’aula del Senato lunedì ci si prepara alla battaglia, con le opposizioni agguerrite che da parte loro hanno presentato 160 emendamenti firmati Pd e 110 dell’Idv. Ma diversi ministri spiegano che, in caso di ostruzionismo, si potrebbe porre la fiducia sul provvedimento. Le perplessità dei finiani sembrano stemperarsi e all’interno della maggioranza il clima è più disteso, però ci sono ancora dei punti da chiarire.
Mentre fuori dal Palazzo il «Popolo viola» organizza presidi in tutte le città e continuano le proteste di giornalisti ed editori. «Se il provvedimento dovesse passare, risponderemo con lo sciopero e faremo ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’uomo di Strasburgo», dice la Fnsi. Il Congresso internazionale dei giornalisti ha approvato all’unanimità una mozione che esprime «forte preoccupazione» per le limitazioni sulle intercettazioni e si impegna a sostenere «la battaglia di libertà e di indipendenza del giornalismo per il diritto dei cittadini ad una libera e corretta informazione».
I magistrati dell’Anm in stato di agitazione oggi, nella riunione urgente del loro «parlamentino», valuteranno la possibilità di uno sciopero, forse bianco. Il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, continua a criticare i limiti di tempo (75 giorni) per le intercettazioni. I miglioramenti del ddl, per le toghe, non sono sufficienti.
«I limiti - spiega il ministro della Giustizia, Angelino Alfano - li pone il buonsenso, nascono dalle buone prassi. Mentre gli abusi hanno stravolto la norma, che prevede che le intercettazioni si possono fare solo quando assolutamente indispensabili per le indagini». Per il Guardasigilli, le norme sono state «troppo elasticamente interpretate» dai magistrati, che devono seguire «i canoni di buonsenso».
Le modifiche Pdl, firmate dal capogruppo Maurizio Gasparri, dal vice Gaetano Quagliariello, dal presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli e dal relatore Roberto Centaro, prevedono la reitroduzione del cosiddetto «lodo Bongiorno», voluto alla Camera dalla presidente finiana della commissione Giustizia. Cioè, la possibilità di pubblicare «per riassunto» gli atti giudiziari, ma non le intercettazioni, prima dell’udienza preliminare. I mass media potranno diffondere il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare, dopo che l’indagato ne sia stato informato dal giudice. Non ci saranno limiti di tempo per intercettare i latitanti. Sarà consentito l’uso delle registrazioni, senza il consenso degli interessati, non solo da parte dei giornalisti professionisti, ma anche dei pubblicisti. Le sanzioni per gli editori che pubblicheranno gli atti giudiziari prima dell’udienza preliminare saranno più lievi: da 25.800 euro a 309.800 euro. Le nuove norme sulle intercettazioni si applicheranno anche ai procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della legge.

Quanto alle intercettazioni con riprese visive, un emendamento cancella la norma che distingueva fra ripresa visiva a contenuto captativo di conversazioni ed operazioni di ripresa visiva e basta. Si stabilisce anche che non sarà obbligatorio l’arresto in flagranza per i reati sessuali nei confronti di minorenni «nei casi di minore gravità».

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