Milano - Nessun reato speciale, né interventi censori da parte del Governo sul web: quello che il ministro dell’Interno Roberto Maroni intende portare all’esame del Cdm di domani è un provvedimento che "consenta alla magistratura di rimuovere dal web le pagine in cui la magistratura stessa, e non il Governo, ravvisi un reato ad esempio di apologia o di istigazione". È lo stesso titolare del Viminale a spiegare ai giornalisti in Transatlantico la sua proposta, che Maroni oggi pomeriggio illustrerà anche al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
No ai reati speciali Maroni respinge le polemiche di questi giorni: "Ho letto cose stravaganti sui giornali". E assicura che il governo non pensa a "nessuna legge speciale per il web, nè a reati specifici, nè a un intervento censorio da parte del Governo, come pure aveva proposto il capogruppo dell’Udc in Senato che affidava questa valutazione al ministero dell’Interno". Il titolare del Viminale spiega che "lavoriamo per dare alla magistratura gli strumenti per rimuovere dal web le pagine su cui sia stato commesso un reato". Ma appunto "è la magistratura ad accertare se sia stato commesso un reato, e non il governo. E si tratta di reati ordinari, già previsti dall’ordinamento. Il problema è che se il reato viene commesso sul web rimane permanente, non come quando viene commesso in una trasmissione tv o su un giornale. Ora la magistratura può trovare il colpevole, ma non ha strumenti per far cessare il delitto". E per il ministro "è tecnicamente possibile rimuovere la parte specifica con il reato, senza chiudere i siti". Sempre in questa direzione, Maroni proporrà un «gruppo permanente di lavoro tra il governo e gli operatori della rete per arrivare a prevenire questi comportamenti". L’obiettivo "è un codice etico di autoregolamentazione: ho già registrato interesse da parte di interlocutori importanti". Infine, il giro di vite sulle manifestazioni politiche. Maroni ha ricordato la proposta del ministro La Russa di estendere a tutte le manifestazioni le regole previste per le elezioni politiche: "Su questo ho trovato indicazioni pro e contro, trasversali nello schieramento politico. Ho anche altre ipotesi, ma non ve le anticipo".
I vincoli giuridici Mentre si parla di una possibile stretta ai siti internet, che potrebbe passare attraverso un decreto, dopo l’aggressione al presidente del consiglio Silvio Berlusconi, Franco Bernabè, ad di Telecom Italia, dice no a vincoli di tipo giuridico alla rete, che sarebbero "una contraddizione in termini". "Internet è il regno della libertà e non della costrizione - ha detto Bernabè - costringere internet dentro un vincolo di tipo giuridico è una contraddizione in termini, significa non sapere che cosa è internet e quale è la sua evoluzione. Penso che sia una notizia - ha concluso - destinata a fare strada per pochissimo tempo".
Dello stesso avviso anche Tito Boeri, docente dell’università Bocconi, che definisce, nel corso del medesimo convegno, l’ipotesi di una stretta su alcuni siti internet una "operazione gravissima, che darebbe un segnale gravissimo anche dal punto di vista culturale e un messaggio pesante, anche per il clima che si respira nel nostro paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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