Si legge all'articolo 20 dello Statuto della Fondazione Cariplo che il presidente «può essere rieletto alla carica per una sola volta». Eppure Giuseppe Guzzetti, in aprile verrà eletto al vertice della più grande Fondazione italiana - nonché azionista di maggior influenza di Intesa, prima banca del Paese - per la quarta volta: i grandi elettori della Cariplo (le province lombarde siano esse del Pdl, della Lega o del Pd) non hanno obiezioni. E il mandato dura sei anni. Guzzetti, 79 anni a maggio, ex presidente della Regione Lombardia per la Dc, è presidente della Cariplo dal febbraio del 1997, confermato nel 2001 e nel 2007. Con il prossimo mandato sarà in carica fino al 2019. La nomina è resa possibile da un decreto ministeriale del 2004 (n.150 del 18 maggio, che regola la disciplina delle fondazioni bancarie, governo Berlusconi, ministro del Tesoro Giulio Tremonti), in cui all'articolo 7, comma 2, si legge che «il mandato degli organi di indirizzo e di amministrazione in carica all'entrata in vigore del presente regolamento non viene computato ai fini del limite di mandato».
In altri termini, per la legge, Guzzetti (e con lui i molti presidenti di Fondazioni già in carica nel 2004) è solo al secondo mandato, non al quarto. E potrà raggiungere la spettacolare durata al vertice dell'Ente di ben 22 anni. In un sodalizio quasi altrettanto lungo con il presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, 80 anni, che questa primavera verrà confermato a sua volta al vertice della banca che guida dal '97.
Questa delle nomine nelle Fondazioni e dell'autoreferenzialità della loro gestione (scritta nero su bianco negli statuti per il meccanismo della cooptazione) è questione che fa letteralmente infuriare Guzzetti (che è anche presidente dell'Acri, l'associazione delle Fondazioni bancarie), da sempre: la natura privatistica degli Enti (giuridicamente ribadita più volte) e la presenza negli organi di indirizzo e gestione di personalità al di sopra delle parti starebbero a dimostrare il contrario. Eppure qualcosa di strano c'è. Se non altro un ricambio «difficile». A Padova, per esempio, anche l'84enne Antonio Finotti si gioverà del decreto 150 e, dopo essere stato segretario della Fondazione Cassa di Padova e Rovigo dal '97 e presidente per due mandati quinquennali dal 2003, è l'unico candidato per il terzo mandato di quest'altro grande socio di Intesa. Invece Fabio Roversi Monaco, gran capo della Fondazione Cassa di Bologna, classe 1938, si ritira dopo 10 anni: il terzo mandato potrebbe farlo, ma per le incompatibilità ha scelto di restare nel cda di Mediobanca. Non che questo sconvolga gli equilibri di un altro socio di Intesa: per il vertice della Fondazione è in corso un duello tra Gianguido Sacchi Morsiani, 79 anni, presidente della Cassa di Risparmio per 24 anni fino al 2004, e Leone Sibani, 75 anni, ad della stessa Cassa fino ad aprile. A Firenze, per finire con i soci di Intesa, è addirittura in corso uno scontro con il Mef sulla proroga del presidente Jacopo Mazzei, prevista dallo statuto bocciato dal ministero.
Passando sul versante Unicredit spicca la durata di un
altro democristiano d'acciaio: Dino De Poli in Cassamarca. A 83 anni è stato appena confermato per altri sei al vertice della Fondazione che guida dalla nascita. Mentre prima stava al vertice della banca: dal 1987.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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