Una regola facile contro la volgarità

Non esiste una didattica dell'eleganza. Tuttavia, c'è una regola, osservando la quale si evita se non altro di cadere nella volgarità: rifiutare sempre e comunque ogni eccesso

Una regola facile contro la volgarità

Non esiste una didattica dell'eleganza. Che è un modo di essere e non solo un modo di vestire. È più facile dire ciò che non bisogna fare per essere chic che dire cosa bisogna fare. Tuttavia, c'è una regola, osservando la quale si evita se non altro di cadere nella volgarità: rifiutare sempre e comunque ogni eccesso. Prendiamo le camicie. Vanno quelle attillate, sciancrate? Benissimo, adottatele pure. A una condizione: non siano troppo strette. Vi piacciono le iniziali ricamate? Benone. Purché siano a sinistra, sul costato, mai sul polsino come, invece, capita di vedere sempre più spesso (orrore). Vi garba il taschino, invero tanto comodo per metterci le sigarette? È lecito. Ma fate attenzione: non sia accompagnato dai doppi polsi. Occhio al colletto: non sia troppo alto, è burino, soprattutto se gravato da una cravatta con il nodo grosso, stile Fininvest. La cravatta (nata in Croazia, lo dice la parola stessa) non è un giubbetto antiproiettile, bensì un accessorio, e non è corretto che sia appariscente. Va annodata con cura, badando che il risultato sia tale da consentire una completa aderenza al bottone. Il nodo moscio produce l'effetto Umberto Bossi, assai antiestetico. Meglio stretto e di dimensioni medie. Per verificare che sia perfetto, osservate le pieghe che genera: una sola, centrale, è l'ideale; due o tre sono tollerate. L'importante è che durante la giornata la cravatta non si muova dalla posizione assegnatale. Se penzola, già a mezzogiorno, avete sbagliato qualcosa. Non esistono cravatte belle e cravatte brutte (si fa per dire), ma intonate e stonate. Distinzione sottile? Sì. E notarla non è alla portata di tutti. Perché l'accostamento felice dei colori è frutto di misteriose combinazioni. Che sono in grado di capire soltanto coloro i quali si sottopongono a faticosi esercizi. Anche di osservazione.

Non è detto che il blu e il verde facciano a pugni. Anzi. Talvolta si sposano a meraviglia. Come si fa a intuirlo? Si prova e si riprova. Quando si azzecca la scelta cromatica, nei vostri occhi si accende una lampadina. Ecco. Date retta alla luce.

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