Che supplizio la pashmina

Che senso ha in giugno infagottarsi in quel modo assurdo, col risultato di sembrare dei morituri condannati alla forca e già col nodo scorsoio pronto a fare il suo "dovere"?

Che supplizio la pashmina

Vero che la primavera è arrivata in ritardo e non è ancora entrata in servizio permanente effettivo, ma non si può comunque dire che nello scorso maggio si tremasse dal freddo. Aboliti i cappotti e perfino i soprabiti, era obbligatorio indossare l'impermeabile e tenere l'ombrello a portata di mano. Possiamo aggiungere che nelle case, spenti da un pezzo i caloriferi, qualche brivido correva lungo la schiena, specialmente di notte. Ma bastava una copertina per eliminare l'inconveniente.

Perché questa lunga premessa meteorologica? Ancora ieri, nonostante la temperatura fosse salita parecchio rispetto ai giorni precedenti, ho visto in giro gente di ambo i sessi con annodata al collo la sciarpa, che adesso chissà perché ha cambiato nome: la chiamano pashmina. La quale dovrebbe essere di puro cachemire e seta: ma lasciamo perdere questi dettagli pedanteschi. Piuttosto mi domando che senso abbia in giugno infagottarsi in quel modo assurdo, col risultato di sembrare dei morituri condannati alla forca e già col nodo scorsoio pronto a fare il suo «dovere».

Quelli che adottano la pashmina in prossimità dell'estate non mi vengano a dire che la loro scelta deriva dal clima polare, dato che polare non è affatto. Ho il forte sospetto che si tratti della solita bizzarria cafona dettata dalla moda, cioè dal conformismo più bieco. Ho notato che anche alcuni miei colleghi si presentano in redazione, dove si soffoca perché ancora non funzionano i condizionatori, avvolti nella sciarpa (stropicciata) siccome pupazzi di neve. Manca loro soltanto una carota in bocca per completare il quadretto natalizio, e la tentazione di ficcarcela non è facile da controllare.

Suppongo che coloro i quali, numerosi, si conciano così non soffrano di mal di gola (disturbo peraltro tipico della stagione invernale), ma soffrano in ogni caso le pene dell'inferno: un caldo boia.

Poiché a tale supplizio essi si sottopongono volontariamente, ipotizzo che ricorrano alla pashmina quale accessorio capace di conferire un tocco di eleganza al proprio abbigliamento: una specie di sostitutivo della cravatta. Che a mio giudizio rimane, invece, l'unico orpello degno di essere portato al collo. Il resto è un contributo alla volgarità diffusa.

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