L'arte del rigirare la frittata richiede mano ferma e faccia tosta. Soprattutto se esercitata in politica. Durante i suoi anni alla guida del Pd, Enrico Letta sembra essersi impratichito parecchio nella suddetta tecnica, al punto da eseguirla ormai con particolare disinvoltura. Nelle scorse ore, infatti, l'ex premier ha tentato di far passare il caos nel quale versa il Pd come un fatto positivo, un pregio. Come il sintomo che tra i dem vi siano dialettica e partecipazione, a differenza di quanto accadrebbe - secondo il leader progressista - negli altri partiti.
"Abbiamo difetti, ma...". Il tweet di Letta
Nel bel mezzo delle discussioni interne al Pd in vista dell'omai prossimo congresso, Letta ha scritto un tweet alla camomilla per tranquillizzare e incoraggiare i simpatizzanti dem. "Abbiamo difetti certo, ma siamo l'unico partito che si mette in discussione dopo un voto in cui tutti, tranne Fdi, hanno perso. L'unico che decide con partecipazione, trasparenza e competizione aperta la propria leadership", ha digitato l'ex premier sui social, elogiando così il percorso intrapreso dopo la batosta elettorale. Legittimo, se non doveroso, che un leader di partito veda sempre il bicchiere mezzo pieno, a patto però che quell'ottimismo faccia i conti con la realtà.
Abbiamo difetti certo, ma siamo l’unico partito che si mette in discussione dopo un voto in cui tutti, tranne FdI, hanno perso. L’unico che decide con partecipazione, trasparenza e competizione aperta la propria leadership. #NuovoPD #26febbraio #PrimariePD pic.twitter.com/rGq0Qrr4u3
— Enrico Letta (@EnricoLetta) January 27, 2023
Pd, le eterne divergenze
Da osservatori esterni, infatti, ci sembra che nel Pd non sia cambiato un bel nulla. Nemmeno dopo la tranvata del 25 settembre scorso. La competizione per la nuova segreteria del partito ha piuttosto evidenziato ancora una volta le divergenze che storicamente affliggono al suo interno la compagine progressista, spaccata tra chi ha una vocazione più moderata e chi invece vorrebbe premere l'acceleratore sulle istanze più ideologiche e identitarie. E non mancano le discordanze pure sul possibile cambio di nome al partito. La frammentazione è nel dna della sinistra e non sarà certo un congresso risolvere certe annose biforcazioni. Anche nel passato, del resto, gli antenati del Pd avevano giurato di essersi messi in discussione, salvo poi ritrovarsi più inguaiati di prima.
Gli errori ripetuti
Nel suo tentativo di legittimare le evoluzioni in corso nel proprio partito, Letta ha anche lasciato intendere che i dem sarebbero stati gli unici ad avviare una riflessione sulla base degli esiti elettorali. Ma anche su questo punto nutriamo delle perplessità. Nel Pd, infatti, c'è ancora chi si ostina a definire gli avversari "la peggiore destra di sempre" e auspica un'ammucchiata di sinistra per fermare l'avanzata del centrodestra. Eppure, al voto i cittadini avevano bocciato questa concezione della politica, basata sull'antitesi più che sulla proposta costruttiva.
"Immobilismo e incapacità", i social sconfessano Letta
Ora poi apprendiamo che la candidata Elly Schlein considera prioritarie la cannabis libera e la tassa di successione, quindi ci chiediamo: sono questi gli effetti dal percorso di "partecipazione, trasparenza e competizione" avviato nel Pd? Il tweet di Letta, come prevedibile, ha suscitato reazioni poco convinte anche tra gli utenti dei social e tra i suoi stessi sostenitori. "Bene l'analisi della sconfitta ma non se è un alibi per l’immobilismo.
Sconfitta non dovuta all’elettorato che è cambiato, ma alla vostra incapacità di portarne avanti battaglie e i valori", ha scritto una commentatrice, Francesca. Più esplicita un'altra utente: "Vi mettete in discussione, discutete, ma alla fine non siete mai d'accordo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.