C’era una data in agenda, l’11 gennaio, ma alla fine ha prevalso la linea più logica. Dopo una pausa di oltre due mesi riparte l'operazione Albania. A quanto si apprende, il pattugliatore della Marina Militare Cassiopea è nelle acque vicino a Lampedusa pronto a caricare migranti da trasferire nei centri di Shengjin e poi Gjader. Nelle precedenti occasioni, ad ottobre e novembre scorsi, i giudici non avevano convalidato il trattenimento dei richiedenti asilo portati nelle strutture albanesi.
Con l’ok del Parlamento al Decreto flussi, che riscrive l’elenco dei Paesi sicuri in cui rimpatriare i migranti maschi, maggiorenni e in buona salute, entrato in vigore proprio l’11 gennaio, diventa legge anche la competenza delle Corti d’appello - non più delle Sezioni immigrazione - sulla procedura di rimpatrio accelerato dei migranti intercettati dalle navi della Marina militare cui non viene riconosciuto lo status di rifugiato. Una decisione, quella del governo, presa per evitare conflitti con una parte della magistratura più ideologica che continua a interpretare in modo distonico la sentenza della Corte di Giustizia europea - oggetto di una pronuncia dei giudici lussemburghesi attesa tra febbraio e marzo - e della recente sentenza della Cassazione, che ha ridato al potere politico la facoltà di individuare un Paese sicuro e al giudice di ritenerla erronea solo sulla base di una adeguata istruttoria e sulla base del profilo del singolo immigrato senza diritto d’asilo, non con sentenze fotocopia basate su una generica valutazione erga omnes come è avvenuto finora.
La magistratura ha già alzato le barricate sul Decreto Flussi, spostando alle Corti d’Appello i giudici delle Sezioni Immigrazione, quasi a vanificare gli sforzi del governo per
combattere l’immigrazione clandestina con il protocollo quinquennale con Tirana, si cui si discute in Europa nel tentativo di dare agli hotspot extra Ue una cornice giuridica europea. Nei prossimi giorni vedremo chi la spunterà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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