Alfano lancia Forza Italia: "Sarà una vittoria larga"

Kermesse a Milano per il simbolo storico: "Il Cavaliere vi chiede di scendere in campo". In sala tutti i big lombardi: il partito è compatto

Alfano lancia Forza Italia: "Sarà una vittoria larga"

Milano - C'è un'agibilità politica che nessun giudice potrà mai negare a colpi di sentenze. Ed è quella di un teatro che vent'anni dopo torna ad essere imbandierato coi tricolori di Forza Italia. E nessun magistrato può impedire a mille persone di riempirlo con un'entusiasmo che spazza via in una sola mattinata il grigiore dei Palazzi di giustizia. Perché al di là delle opinioni, ci sono i numeri di un popolo forzitalia che da due decenni si diverte (sì, sembra proprio che si diverta) a smentire, anzi a sfasciare con la sua passione politica le cassandre che continuano ad annunciare un centrodestra ormai allo sbando. E un Silvio Berlusconi sul viale del tramonto.

Non è così. Nemmeno questa volta che gli attacchi di media e tribunali hanno affondato gli artigli nella carne viva. Perché più forti delle opinioni sono i fatti e la cronaca di ieri racconta di una comunità di moderati che non si rassegna. Che nemmeno questa volta è disposta a cedere il passo alla sinistra. E la miglior dimostrazione è una manifestazione nata prima del videomessaggio di Berlusconi e trasformatasi, invece, nella prima uscita ufficiale della rinata Forza Italia. Organizzata da quattro giovani consiglieri regionali lombardi (Alessandro Colucci, Giulio Gallera, Mauro Piazza e Alessandro Sorte) è stata conclusa dal segretario Angelino Alfano che ha portato il saluto del Cav. Guardacaso a Milano. Un segno del destino che ritesse il filo della storia lì da dove tutto era cominciato. Nessuna nostalgia, questo è «un ritorno al futuro» ripetono i colonnelli. «Nessuna notte - assicura Daniela Santanché - è così buia da impedire al sole di sorgere nuovamente». E questo la dice lunga sul clima politico avvelenato dalle parole del premier Enrico Letta che l'altro giorno ha attributo alla poca stabilità politica le difficoltà economiche del Paese. «Inaccettabile. La sinistra sta combattendo una guerra contro Berlusconi - aggiunge -. L'altra volta per mandarlo a casa hanno utilizzato lo spread, questa volta l'arma è la stabilità. Ma a Letta io dico che la stabilità non è un valore assoluto». E Forza Italia nasce «per un futuro di speranza, perché libertà e democrazia sono le nostre battaglie di sempre e oggi sono più attuali che mai».

Attesissimo l'intervento di Alfano che spiega come l'Italia sia vittima di una triplice oppressione: fiscale, burocratica e giudiziaria. E che in questo nuovo battesimo c'è continuità con il passato, il compimento di un cammino. «Nel '94 Berlusconi disse “scendo in campo”, oggi dice “scendete in campo”. Tutti, uomini e donne. Perché noi non abbiamo sbagliato valori e quando è caduto il muro di Berlino eravamo dalla parte giusta, da quella di chi voleva un'Europa libera e democratica». Per questo Fi «non è un'operazione nostalgia, ma una grande fiducia nel futuro che si basa sui successi di questi vent'anni». E ricorda la grande politica estera di Berlusconi con la presidenza di tre G8, la riforma dell'economia avviata e ostacolata dall'arrivo di due grandi crisi economiche. «Ma nonostante questo - aggiunge Alfano - chi ha fatto l'ultimo aumento delle pensioni minime? Berlusconi». Applausi. E nell'auditorium stracolmo Alfano sa che in molti gli chiedono ragione dell'alleanza al governo con la sinistra. «Le larghe intese - alza la voce - non sono il nostro futuro. Il nostro futuro è una larga vittoria». Non una lapide sul governo che avrà l'appoggio finché si occuperà di cose che interessano agli italiani. E ascolterà i ministri azzurri che hanno già incassato una vittoria con l'abolizione della tassa sulla casa e pretenderanno che l'Iva non sia aumentata. «Saremo la sentinella antitasse». Sul palco salgono il ministro Maurizio Lupi e il senatore Roberto Formigoni che chiede «l'abolizione del Porcellum che toglie la possibilità di scegliere i propri rappresentanti». Il Pdl? «Con il senno di poi si può dire che sia stato un errore». Per Mariastella Gelmini «Fi combatterà perché fare impresa in Italia non sia più un atto eroico».

E Mario Mantovani ricorda «i 3,5 milioni di posti di lavoro creati dai governi Berlusconi e una disoccupazione scesa dal 7 al 5 per cento. In cambio ha ricevuto 290mila intercettazioni, 54 processi e mille magistrati che si sono occupati di lui».

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