Alfano vuole disinnescare la bomba congresso

Continua la sfida per i futuri assetti organizzativi del partito. Il vicepremier usa toni cauti e spera ancora in un intervento deciso del Cavaliere

Alfano vuole disinnescare la bomba congresso

Roma - Angelino Alfano lavora di fioretto per provare a disinnescare la «mozione Fitto» ed eludere la sollecitazione a spostare il confronto interno in un congresso. Congelata la scissione e assimilata l'adrenalina del grande duello sulla fiducia al governo Letta, il segretario azzurro si muove con grande attenzione. Usa toni bassi, veste convintamente l'abito ministeriale, si attesta a presidio degli interessi reali degli italiani, e dei moderati in primis, rivendica la scelta di responsabilità compiuta dando continuità al governo Letta. Lo stesso fa l'inner circle alfaniano invitando i parlamentari della loro corrente a tenere i toni bassi e i nervi saldi. Un copione che oggi nella conferenza stampa convocata per le 14 i ministri del Pdl, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello, Beatrice Lorenzin e Nunzia De Girolamo, oltre allo stesso Alfano, seguiranno alla lettera, ribadendo la ragione profonda della loro appartenenza al campo del centrodestra e ricordando che non ci sarà alcun cedimento rispetto alla reintroduzione dell'Imu. Un tema su cui i ministri potrebbero arrivare a chiedere che sia messa la fiducia, così da segnare in maniera indelebile la loro adesione al cuore del programma del Pdl.

La speranza non dichiarata è quella di un intervento deciso di Silvio Berlusconi che possa disinnescare l'ipotesi congressuale e possa con la sua indiretta moral suasion, far passare alcuni parlamentari ancora incerti dalla loro parte. Perché il congresso si farà, spiega un alfaniano, ma «non prima di almeno dodici mesi» (mentre Maurizio Sacconi parlando al sito Intelligonews apre piuttosto a primarie in prossimità delle elezioni). La previsione è che Fitto nel lungo termine «rimarrà solo con quei falchi che ora si nascondono dietro di lui ma che sono i veri ispiratori di questa sortita». Come dire: non ci resta che aspettare sulla riva del fiume perché il fronte opposto finirà per sfarinarsi da solo.

In realtà Alfano è rimasto colpito dall'adesione alla mozione Fitto di molti «berlusconiani ragionevoli» e sa bene che nel caso si arrivasse a una conta gli equilibri del potere interno potrebbero risultare davvero in bilico, anche se ieri è stata registrata con soddisfazione la sostanziale presa di distanza dai due schieramenti da parte dei parlamentari campani. Inoltre molti, nel campo alfaniano, sono convinti che il presidente del Pdl in questo momento non abbia nessuna voglia di infilarsi nella disfida tra macrocorrenti che sta iniziando a infuriare nel partito e temono che al massimo possa impegnarsi in un generico invito all'unità.

A tutto questo si unisce la determinazione di Fitto, poco disposto a trattare e fermo nel chiedere, per la preparazione al congresso, un tavolo in cui tutte le anime del partito siano equamente rappresentate e un nuovo statuto. Una sorta di patto minimo che regoli la convivenza, fino al redde rationem.

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