Anche gli universitari italiani delocalizzano gli studi all'est

Mentre persino i cinesi bocciano i nostri atenei è boom di iscrizioni nell'Europa orientale. E sono 60mila quelli che studiano all'estero

Anche gli universitari italiani delocalizzano gli studi all'est

Un recente studio cinese, firmato dalla Jiao Tong University di Shanghai boccia sonoramente le università italiane. Non siamo nei 100 migliori atenei del mondo. C'è chi penserà cosa può importarcene a noi dello studio fatto dai cinesi, ma non dimentichiamo che la Cina può vantare l'economia più dinamica del mondo, che crescerà del 7% anche quest'anno e che incrementa ogni anno di almeno tre punti percentuale il numero di ultramilionari (+3% nel 2012). Intanto gli studenti cinesi corrono al riparo: nel Belpaese ne sono rimasti solo 5mila. Nelle università tedesche ce ne sono più di 25mila.
La probabile domanda di molti: dove vanno i giovani studenti italiani (nel complessivo sono più di 60mila) che non credono in un degno futuro accademico nello stivale? Le migrazioni italiane sono prevedibili? La risposta è «ni». Se al primo posto delle destinazioni accademiche degli italiani si attesta una prevedibile Germania (il 14,9% degli studenti migranti secondo dati Ocse va a studiare a Berlino e dintorni), sorprende il secondo posto: l'Austria infatti con un 12,5% di studenti italiani ha superato la Gran Bretagna (ferma all'11,1%) e la Francia (9,8% di italiani).
Le tendenze che hanno però registrato una crescita maggiore sono due, ed entrambe riguardano non solo l'Italia, ma l'intera Europa. La prima è l'Europa dell'Est, che sta registrando un autentico boom di iscrizioni di italiani e europei, come conferma l'International Herald Tribune e la seconda è un evergreen europeo: l'università di Maastricht.
Ma partiamo dalla prima. Sono sempre di più gli studenti stranieri che si iscrivono a medicina, farmacia e odontoiatria in Paesi come Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Polonia. Anche se è bene precisare che il totale di affluenza non è ancora al livello di quello dell'Europa occidentale, se analizziamo i dati degli ultimi anni sulle iscrizioni ai corsi di medicina è legittimo parlare di un massiccio fenomeno di importazione di cervelli accademici. In Repubblica Ceca i dati dell'Unesco attestano una presenza letteralmente raddoppiata degli studenti stranieri, in Slovacchia il numero è addirittura quintuplicato e il 45% degli iscritti stranieri studia medicina. In Ungheria il numero di studenti stranieri è passato da 13.600 del 2005 a quasi 17mila del 2011 e secondo l'Ocse il 42% di loro studia medicina. La Polonia dal 2005 al 2010 ha registrato un aumento dell'80% di studenti stranieri.
La seconda tendenza porta il nome dell'università di Maastricht. Questo ateneo nei Paesi Bassi, vanta un record di popolarità internazionale: il 50% degli studenti è straniero e il governo prevede un contributo di 6mila euro all'anno per ogni studente dell'Ue. Per fare domanda di iscrizione basta la sufficienza agli esami di maturità. Nel 2008 il quotidiano olandese Het Financieele Dagblad ha calcolato che gli studenti stranieri costano ai contribuenti olandesi l'incredibile cifra di 100 milioni di euro all'anno.
Quanto basta per attirare molti giovani del nostro Paese: l'1,3% degli studenti italiani si iscrive infatti nei Paesi Bassi e la percentuale nell'ultimo periodo è in crescita.

Ma l'università di Maastricht è anche qualità, parola del Sunday Times: è al 109esimo posto nella classifica delle 700 università migliori del mondo e il 90% dei laureati trova un impiego dignitoso entro sei mesi dalla laurea. Più o meno come le università pubbliche italiane, no?
thomas.leoncini@libero.it

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