Anticorruzione, passa la fiducia ma la legge ora scontenta tutti

Approvato il maxiemendamento: 228 sì e 33 no. Il guardasigilli Severino: "Nessun inciucio". Monti: "L'emiro del Qatar rivelò: non investo in Italia, troppi corrotti"

Anticorruzione, passa la fiducia ma la legge ora scontenta tutti

Roma Il governo pigia sull'acceleratore e al Senato mette la fiducia al ddl anticorruzione: 228 sì. Risultato bassino per un provvedimento che accontenta tutti, ossia nessuno. Il testo, frutto di infinite mediazioni, non dà troppo fastidio ad alcuno: né ai magistrati, né al centrodestra, né al centrosinistra. Morale: il governo fa l'equilibrista, ma fa la parte di chi fa; i partiti di maggioranza, a ruota, dicono che «è meglio di niente»; mentre i sindacati delle toghe limitano i danni.

Sponsor forte, il premier Monti che da Bologna giura: «Non ho mai usato in vita mia l'espressione metterci la faccia, ma lo faccio in questa occasione - dice - In un recente colloquio con l'emiro del Qatar mi sono sentito dire che il fattore che ha impedito investimenti in Italia è stata la corruzione». Ecco che quindi «una legge seria contro la corruzione è un fattore fondamentale per l'attrattività dell'Italia per gli investimenti internazionali e quindi sbloccare anche quella via per la crescita». Spetta al Guardasigilli Paola Severino, ieri in Senato, difendere il lavoro del governo e negare l'evidenza: «Nessuno potrà dire che questo provvedimento sia oggetto di inciuci - dice grave - le fattispecie che c'erano sono rimaste, le grandi novità della corruzione tra privati e del traffico di influenza illecita sono rimaste, ma sono state migliorate». Poi, dà una carezza ai partiti: «E questo grazie alla richiesta, al contributo che è stato dato dal Parlamento». Quindi parla delle critiche al testo: «Oggi sembra che sia carta straccia, sembra che abbiamo perso insieme mesi e mesi per costruire il nulla. Ma non è vero». La Severino sferra un calcio agli scettici e chiede indulgenza: «Fare i grilli parlanti è uno sport molto praticato. E devo fare autocritica: anch'io quando non mi occupavo di fare le leggi criticavo. Ma bisogna passare qui dentro... per capire la fatica che c'è dietro ogni provvedimento». E quindi, avanti tutta anche perché «non possiamo permettere che si dica che noi non vogliamo il provvedimento perché siamo amici degli amici dei corrotti».
Ma vediamo nel concreto i nodi sul tavolo. Primo: il voto di scambio. Nei giorni scorsi Pd e Idv avevano chiesto una norma ad hoc, in modo che si estendesse la tipologia di reato anche quando la contropartita al voto non fosse in denaro. Ma la Severino è voluta andare coi piedi di piombo, ammettendo di non aver trovato una formula che la tranquillizzasse «sotto il profilo del garantismo». Nonostante ciò il Guardasigilli già nei giorni scorsi aveva assicurato che il governo si «sarebbe impegnato a intervenire. Magari con un decreto legge». Insomma, «faremo». Idem per l'incandidabilità. La Severino promette: a proposito dei politici che hanno ricevuto una condanna in primo grado, «quando il ddl sulla corruzione sarà definitivamente approvato, con assoluta tempestività, il governo interverrà». Insomma, «faremo».

Terzo nodo, sciolto nella notte di martedì: i magistrati fuori ruolo, la cui posizione è regolata dall'articolo 18. Qui l'accordo s'è raggiunto in extremis grazie alla mediazione di Costa (Pdl), Orlando (Pd) e Rao (Udc). L'intesa riguarda tre aspetti. Primo: l'obbligo di considerarsi fuori ruolo per i magistrati che svolgono funzioni apicali. Secondo: delega al governo, di quattro mesi, per stabilire ulteriori casi di fuori ruolo. Terzo: non ci sarà nessuna deroga, ma per le toghe che svolgono incarichi presso gli organi elettivi, quelli di rilevanza costituzionale e le Corti internazionali, il limite dei 10 anni consecutivi per il collocamento fuori ruolo comincerà a decorrere dall'entrata in vigore della legge.
Alla fine, tutti felici e (s)contenti. Alfano esulta per la fiducia: «È una scelta giusta per accelerare i tempi».

Ma Enrico Costa guarda già oltre: «Noi abbiamo dimostrato senso di responsabilità. Ora ci attendiamo analogo spirito da parte di governo e maggioranza sulla responsabilità civile dei magistrati». Idem per Bersani del Pd: «È un passo avanti ma restano altre cose da aggiustare».

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