La riforma del lavoro e l'articolo 18 continuano a essere i temi più caldi e discussi nel dibattito politico. Il leader del Partito democratico, Pierluigi Bersani, in un'intervista a Repubblica, ha lanciato un appello al premier Monti. "Cambiamo insieme l'articolo 18, sì al reintegro, salviamo la riforma e votiamola prima di maggio". Questi i punti salienti del pensiero di Bersani, il quale vede "la possibilità di un punto di caduta condiviso in Parlamento" e non prende in considerazione invece "lo scenario di un incaponimento del governo".
Il segretario democratico inoltre apre al Pdl, dicendosi pronto a mettere sul tavolo della trattativa alcune delle richieste del partito di Alfano, soprattutto sul capitolo della "flessibilità in entrata".
Il segretario del Pdl ha recepito l'invito del Pd, ma a una condizione. "Fare insieme la riforma del lavoro è meglio che farla separati. Il problema è cosa si fa se la Cgil dice no. La nostra preoccupazione è che l’agenda alla fine la faccia il sindacato e non il governo. Se fosse così a noi non va bene. Se il tentativo di qualcuno è non scontentare la Cgil il nostro obiettivo, ribadiamo, è non scontentare ciò che rappresenta il bene comune per gli italiani, anche in relazione alle richieste del mercato interno e internazionale", ha commentato Angelino Alfano a margine di un convegno a Palermo.
Bersani ha subito rispedito al mittente le accuse di Alfano. A margine di una visita alla Fiamm di Lonigo, il leader del Pd ha infatti puntualizzato: "Io non rispondo più a queste cose che non so come definirle perché non voglio essere offensivo. Noi siamo un grande partito più grande di quello di Alfano e ragioniamo con la nostra testa". Non solo. Bersani ha anche ribadito che il Partito democratico ascolta lavoratori e imprenditori ma "ragionando sulla nostra idea di società che non può prevedere che il posto di lavoro sia unicamente e semplicemente monetizzato anche in assenza di una giusta causa di licenziamento".
"Non appartiene al modello di società - ha proseguito Bersani - che abbiamo in testa noi e non assomiglia ai migliori modelli di società che ci sono in Europa". Il leader del Pd ha quindi messo in chiaro: "Tocca ai sindacati fare il loro mestiere, agli imprenditori il loro, ma tocca ai partiti avere un’idea di quale sia una Italia che vogliamo nel futuro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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