"Attacchi repressivi". I centri sociali giustificano le foto choc

Dai centri sociali arriva l'appoggio politico per lo striscione affisso al liceo Carducci di Milano assieme alle immagini di Meloni e Valditara a testa in giù

"Attacchi repressivi". I centri sociali giustificano le foto choc

Lo striscione esposto sabato sulla recinzione della scuola Carducci di Milano, che prendeva di mira il ministro Giuseppe Valditara e il premier Giorgia Meloni, è stato condannato dalle forze politiche bipartisan, a dimostrazione della gravità del fatto compiuto. Le rappresentazioni dei due esponenti del governo appesi a testa in giù e con delle croci sugli occhi, simbolo di morte. Eppure, dai centri sociali, che sono stati rappresentati dal simbolo degli squatters sullo striscione, insieme agli anarchici, ecco che inevitabilmente arriva l'appoggio politico per quella manifestazione di violenza.

Con un lungo, lunghissimo, post sul suo profilo Facebook, il centro sociale Galipettes sostiene quella che definisce "giusta rabbia" da parte degli studenti, che si sentirebbero vittime di una "sistematica violenza" del sistema educativo. Le foto appese a testa in giù di Meloni e Valditara sarebbero solo una "presa di posizione circoscritta e genuina", che ha ricevuto "una spropositata eco mediatica tutta indirizzata alla messa alla gogna degli autori dello striscione". Per il centro sociale, quindi, sarebbe la normalità quanto accaduto al liceo Carducci, condannato dagli stessi studenti, oltre che dal corpo docente e dirigente. Con questo post si cerca di avvicinare nuove leve, di fare proselitismo illudendo i ragazzini di essere dalla parte del giusto con queste azioni, mentre la scuola viene dipinta come un luogo quasi pericoloso: "Conosciamo bene l'aria pesante che si respira dentro tanti istituti scolastici, fatta di repressione del dissenso, comportamenti autoritari e intimidatori di professori e presidi e di una militarizzazione sempre più consueta".

Nel loro comunicato, gli esponenti del centro sociale giustificano lo striscione con il contesto storico, che farebbe accrescere la rabbia negli studenti e, anzi, dicono che i movimenti sociali e di lotta stanno subendo "attacchi repressivi ben più strutturati", che a loro dire descrivono un "quadro assai cupo". Anche a luce di questo, si esortano i militanti e simpatizzanti a unirsi alla causa, per "mantenere aperti e difendere degli spazi di dissenso, anche e soprattutto deciso e conflittuale, sarà necessario come autodifesa collettiva". Loro, quelli del centro sociale, si sentono "complici e al fianco di queste studentesse e studenti" e non potrebbe essere altrimenti, anche alla luce della sigla di cui sopra.

E auspicano che, di quegli striscioni, "altri cento ne vengano affissi", perché "più la realtà dove viviamo si farà complessa e nemica del cambiamento rivoluzionario, più dovremo insistere con precisione e chiarezza".

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