Un bell'80 disegnato in rosso campeggia alle spalle di Maurizio Crozza durante l'abituale copertina di Ballarò. Niente di che, stavolta, le gag del comico, ma l'input subliminale arriva eccome. Del resto il messaggio camuffato, mimetizzato, allusivo è il linguaggio preferito da Giovanni Floris, da tempo immemore intoccabile titolare di una prestigiosa postazione nella prima serata di Raitre. Niente informazione gridata, niente faziosità alla Santoro, per intenderci. Tutto è più soffuso e apparentemente ecumenico, ognuno recita la propria parte. Conduttore compreso.
Le elezioni europee si avvicinano a grandi passi e c'è caso che gli animi si accendano, mentre Renzi sta varando la restituzione di parte dell'Irpef ai dieci milioni di italiani che percepiscono meno di 15mila euro all'anno, «incapienti» esclusi. Perciò ecco il Floris versione campagna elettorale. Ed ecco quell'80 ben visibile strizzare l'occhio ai telespettatori (tre milioni e 72mila, 11,8 per cento) sullo sfondo della copertina crozziana. Ce la farà Renzi a infilarli nelle buste-paga? «Lo chiederemo al ministro dell'Economia e delle Finanze Padoan», azionista di riferimento della Rai, avverte compiaciuto il conduttore, che è andato a intervistarlo «nel suo ufficio per metterlo a suo agio», maligna Guido Crosetto su Twitter.
Insomma, «c'è aria di elezioni» e c'è tanta campagna elettorale già in atto, annuncia Floris lanciando un servizio sulle liste e i soliti noti che spuntano qui e là. Anzi, soprattutto là: Clemente Mastella in Forza Italia, per esempio. Mentre le cinque capolista donne del Pd «andranno al Parlamento europeo», assicura il portavoce renziano Lorenzo Guerini. In studio è il presidente di Bnl Luigi Abete, a esplicitare, se qualcuno non l'avesse afferrata, la ragione sociale della serata: «Dobbiamo tutti avere fiducia nel successo di questo governo. Per un effetto psicologico». Il direttore del Tg4 Mario Giordano e Elisabetta Gardini, capolista di Forza Italia nel Nordest, provano a eccepire ma è in arrivo la pubblicità. O incombe un altro servizio. E poi tocca a Peter Gomez, direttore del Fattoquotidiano.it. In collegamento da Bruxelles invece c'è Guy Verhofstadt, ex premier belga che parla un italiano accettabile, candidato di Scelta europea (la lista cui fa capo Scelta civica, presente in studio Stefania Giannini) alla presidenza del Parlamento. Il quale tenta un approccio equidistante «dai conservatori-popolari e dalle forze socialiste». Ma «naturalmente questo è un intervento di tipo elettorale», lo zittisce Floris, anticipando le prossime visite di Martin Schulz e Marine Le Pen. Si torna a parlare degli 80 euro e delle coperture: ci sono o no? «Anche questo lo chiederemo al ministro Padoan», intona il ritornello. Il meglio della serata viene da un servizio con le opinioni di volti tv, giornalisti, scrittori. Renzi sta convincendo?, è il primo quesìto. Con l'eccezione di Fausto Carioti di Libero, l'endorsement pro-premier è unanime. Flavio Insinna: bisogna «puntare su Renzi per un verso e Papa Francesco per un altro perché sono la metafora di un paese che ritrova se stesso». Rossella Brescia: «Si può fidarsi di Renzi». Rosetta Loy e Massimo Giletti sono più articolati, ma giungono alla stessa conclusione.
Finalmente si entra nell'ufficio del ministro dell'Economia, che meraviglia! «Quella è la scrivania di Quintino Sella, il suo predecessore che raggiunse il pareggio di bilancio. Lei invece l'ha posticipato...». È la domanda più cattiva dell'intervista. In fondo, Renzi è il capo di Padoan, al governo. Ma un pochino conta anche in Rai...
Atteggiamenti talmente evidenti da essere notati anche dall'Agcom.
Il monitoraggio dell'Agcom sul pluralismo politico e istituzionale nella televisione è riferito al periodo che va dal 5 al 18 aprile.
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