Barracciu alla Cultura? È un altro scheletro nell'armadio di Renzi

La neo sottosegretario é indagata per peculato. Per questo era stata costretta a ritirarsi dalle regionali in Sardegna

Barracciu alla Cultura? È un altro scheletro nell'armadio di Renzi

Una grana dopo l'altra. E non solo tra i ministri. Nel giorno in cui il titolare delle Infrastrutture Maurizio Lupi viene indagato per concorso in abuso d'atti d'ufficio, nella squadra di Matteo Renzi entra un altro membro bollente. Si tratta della sarda Francesca Barracciu. Sebbene vittoriosa alla primarie, la neo sottosegretario alla Cultura si era ritirata dalle competizione elettorale perché indagata per peculato per il caso delle "spese pazze" dei fondi ai gruppi regionali.

"Onorerò l’incarico con tutta me stessa ogni secondo", ha detto la Barracciu all’Ansa dopo essere stata nominata sottosegretario alla Cultura. "Il fatto di essere l'unica rappresentante sarda all'interno del nuovo governo aumenta la responsabilità - ha spiegato - un settore, quello della cultura, importante per il nostro Paese, ma anche per la Sardegna. Non solo per la difesa e la valorizzazione del patrimonio, ma pure in termini di ricadute occupazionali". La nomina arriva, però, al termine di un percorso travagliato durante il quale la Barracciu ha sfiorato la presidenza della Regione e un posto nella nuova Giunta guidata da Francesco Pigliaru. Il neoeletto governatore, però, aveva espressamente posto un veto per gli indagati nella sua nuova squadra. Pur avendo vinto le primarie del centrosinistra, fu costretta a fare un passo indietro per l’inchiesta sui fondi ai gruppi consiliari che la vede coinvolta. Con inevitabile tensione tra lo stesso Pigliaru e Barracciu. "Nessun rimpianto - dice oggi l’europarlamentare approdata ora nella squadra di Renzi - ho dato il mio contributo a quella scelta. E per carattere non sono solita rimpiangere le mie decisioni".

Ma i "casi particolari" della squadra di governo, non finiscono qui. La lista degli indagati. Oltre a Renzi e alla Barracciu c'è infatti l’alfaniano Antonio Gentile, ora alle Infrastrutture.

Come raccontato a lungo dal Giornale, Gentile è coinvolto nelle indagini relative alla mancata uscita del giornale una decina di giorni fa L’Ora della Calabria che, secondo il direttore, era finalizzata ad impedire la pubblicazione di un’inchiesta sul figlio del senatore del Nuovo centrodestra.

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